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Circa la morte(-vita) astratta

48. Non ha importanza l'essere in vita piuttosto che l'essere morti; la vita e la morte si corrispondono sullo stesso piano: a chi vive (nell'eccesso consueto del vivere) si contrappone la paura del morire. Per chi invece ha appreso il vivere vuoto del suo eccesso, il morire appartiene al medesimo stadio, ulteriormente de-materializzato, privo, cioè, di attaccamento (alla vita), idoneo a sostituirsi ad essa senza durezza, senza frammentazione (libero da schizofrenia).

(Da: Paolo Ferrari, A-meditazioni in-assenza, 1997)

 

 

 

111. Il nucleo non trasformato nel cervello-mente di Homo fa parte d'un sistema-morte: è abitudine della natura produrre equilibri secondo l'asse vita-morte onde conseguire normali ricambi degli individui e della specie.

Una differenza di tale equilibrio nel senso d'un decremento dell'eccesso di bisogno di vita allontanerebbe anche l'eccesso di bisogno (naturale) di morte, dando così via libera a condizioni psicosomatiche e mentali differenti, meno condizionate dal mantenimento di tali equilibri in punti lontani dalla capacità di cessazione (della vita e della morte).

a. Lo spostamento dell'equilibrio vita-morte nella direzione d'un suo abbassamento nel luogo dove la vita accetta la morte, ovvero lì dove il morire non è così distinto dall'essere in vita, sarebbe in grado di esprimere un'organizzazione del pensiero e del sistema Homo ben diversa dall'attuale, equivalente a uno stato di libertà di relazione, aperta in massimo grado (in-assenza di vita e di morte).

(Da: Paolo Ferrari, A-meditazioni in-assenza, 1997)