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La nuova-scienza, la musica-nuova, la pittura in-assenza sono espressioni d'una casualità disseminata, tuttavia sottesa a parametri d'un'organizzazione peculiare non-simmetrica (non reagisce a un limitato e limitante punto a punto, non soggiace a causa-effetto, non si confina entro un prima-dopo, o nell'unica simultaneità d'un presente d'un unico universo necessitante e necessitato). Vigono sovrani e soddisfatti lo sfasamento, l'(in-)differenza, l'alterità accoppiati a una coerenza intima e asistemica, a tratti quasi toccante.
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In-Assenza è atto-disposizione (in-atto disposizione) in una compiuta libertà che prescinde da contenuti e finalità - altresì da cedimenti rivolti a stati di contemplazione troppo poveri di mutamento: l'atto-pensante s'è affrancato finalmente dall'essere il misero e triste contabile a servizio della compulsione dell'oggetto (concreto) - esso era diventato un tempo, e tale s'era riconfermato fino all'oggi, signore assoluto del mondo: con esso tutti, volenti o nolenti, dovevano fare i conti, pena la perdita del senso personale o della realtà in generale, ma senza che quella cosa offrisse né qualità né meriti particolari che giustificassero un sì straordinario privilegio.
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Sarebbe davvero interessante inscrivere l'indeterminatezza d'un'espressione in musica in una forma peculiare di determinatezza/definizione di altezze, di dinamiche di scansione temporale e ritmica e contemporaneamente poter fare il suo contrario: (inscrivere) la determinatezza in una forma d'indeterminatezza, così che la realtà e l'osservatore che l'osservi e la viva (l'ascolti) tal-quale sia costretto ovvero invitato ad essere, nella forma massimamente determinata d'una sostanza, capace d'essere altra dissimile da sé in ogni istante senza che sia rintracciabile in modo certo la sua origine, il luogo in cui ha identità (si riconosce specularmente).
(Paolo Ferrari da Pensieri-diario in-Assenza Aprile-Maggio 2000)