28.10.93

I SEMINARIO 93-94

Paolo Ferrari: Benvenuti ai nuovi Seminari, Seminari del '93-'94. Ho chiamato questo nostro incontro 'Seminario' diversamente dalle Lezioni che abbiamo svolto e seguito negli anni precedenti.
E' mia intenzione, se ci riuscirò, sviluppare insieme con voi un discorso in profondità, un discorso che vada in profondità all'interno possibilmente di ognuno di voi, circa il tema dell'Assenza.
Sarebbe interessante che si riuscisse, attraverso un rapporto più dialogico tra me e voi, a costruire questo tipo di rapporto, questo tipo di rapporto che abbiamo chiamato 'per Assenza'.
Ho l'impressione che le lezioni degli anni passati abbiano lavorato su un certo tipo di piano e abbiano prodotto in voi un certo tipo di livello che è quel livello che abbiamo chiamato dell'Assenza, un livello che fosse sufficientemente vuoto, tale da produrre un silenzio auspicato, auspicabile all'interno della mente umana che è invece continuamente occupata da questioni meccaniche, di relazioni non vuote, di botta e risposta, occupata dal corpo, occupata dalla fisicità, occupata dalla sessualità, invece di essere un elemento accogliente, un elemento vuoto, quell'elemento che vogliamo anche generare qui, generare in questo posto, generare in una certa relazione insieme con voi.
Vorrei che questi seminari non fossero delle lezioni teoriche, anche se nella mia specificità, cioè nel discorso dell'Assenza, le lezioni che sono state fatte hanno preso sì la via del linguaggio teorico o teoretico, pur tuttavia, essendo nell'ambito del discorso dell'Assenza, hanno per necessità loro e per specificità di questo tipo di linguaggio prodotto degli effetti all'interno dei processi sia dell'individuo singolo, dell'uomo singolo, sia dell'uomo, sia della realtà generale, come abbiamo più volte visto.
Credo che dovremo abituarci a un discorso diverso, perché già mi accorgo che ho la tendenza - avendo avuto, avendo questo luogo già l'impronta del luogo dell'Assenza che avveniva in questo spazio, su questo tappeto, in questo tipo di relazione - al fatto che l'Assenza o che il linguaggio dell'Assenza prenda la strada di una sua assoluta specificità e che quindi ben poco, o parzialmente, tenga conto della specificità di ogni individuo preso nel suo elemento istantaneo, nel suo momento particolare, nella sua situazione in quanto persona, in quanto personalità, nel suo luogo e nel suo spazio oggi, invece che in uno spazio, in un luogo intemporali, in un linguaggio molto più ampio in cui l'individuo diventa sì più specifico, si specifica, diventa sì più vuoto, ma perde quel concetto di individualità, che abbiamo sviluppato così tanto nella civiltà occidentale, per portarsi su un altro piano in cui il senso dell'individualità è ben altro da quello che è stato conosciuto fino adesso, come se l'io si portasse una specificazione tale da scomparire, tale da produrre altro e quindi da non aver più occorrenza né bisogno di dover essere lui stesso il padrone di sè stesso.
Allora, quello che vorrei è che costruissimo insieme questo nostro discorso, anche se penso che sia un fatto di non semplice attuazione.
Come ho posto nell'introduzione, nell'invito, vorrei che quello di cui io parlo fosse corredato, fosse accompagnato da tutta l'attività che in questo Centro si svolge e di cui io stesso mi occupo nelle diverse discipline, essendo io medico psicoterapeuta, occupandomi del linguaggio musicale in gran misura, occupandomi del linguaggio pittorico di cui mi servo attualmente per sottolineare o accompagnare il discorso musicale, che è un discorso molto particolare relativamente all'Assenza. Vorrei poter parlare di nuovi campi della medicina di cui mi sto occupando, tentando di porre delle basi nuove circa il progetto evolutivo dal punto di vista medico e quindi dal punto di vista di come funzionano i meccanismi di difesa dell'organismo umano visti con la modalità diversa, visti in un piano, in un campo molto più ampio di quanto siano stati visti adesso, cioè portandomi al di fuori del sistema della scienza come fino adesso è stata posta e da questo luogo, che è luogo dell'Assenza, poter vedere un campo ampio e da questo poter dire alcune cose fondamentali circa l'impostazione scientifica, metodologica della medicina, ad esempio, essendo io di formazione medica.
Vorrei che poi alcune persone, se vogliono, intervengano in questo discorso e si possa formare un dibattito, anche se mi rendo conto della difficoltà di questo, in quanto il luogo di cui io parlo non è a conoscenza, non è nell'esperienza di nessuno di voi e di nessun uomo attualmente, anche se, come più volte abbiamo detto, il luogo dell'Assenza è un luogo verso cui gli uomini si muovono, si sono mossi sempre nella loro storia, essendo un luogo molto interiore, essendo il luogo dell'astrazione - e il pensiero umano è fatto di concetti, di relazioni astratte ed è certamente più assente che non un linguaggio della specie animale da cui l'uomo deriva. Perciò, da questo punto di vista, appare anche abbastanza ovvio il fatto che la specie si diriga verso dei luoghi dove non c'è bisogno della concretizzazione in ogni momento, non occorre la terra, non occorre il posto dove porre la testa, non occorre il mondo ristretto per riconoscersi; l'uomo ha fatto abbastanza movimento, abbastanza passi attraverso la sua tecnologia - attraverso cui ha scoperto la velocità, ha modificato il concetto di spazio, ha modificato il concetto di tempo da cui derivava - e si è mosso, si è immesso in una condizione in cui gli strumenti gli permettono sempre di più di essere assente, da un certo punto di vista, da una realtà concreta: non ha bisogno di soddisfare continuamente le pulsioni, può assentarsi dalle pulsioni, può assentarsi dall'aggresività, non ha bisogno di cercare la preda. Gli apparecchi - questi apparecchi che a me piace anche usare -, gli apparecchi digitali producono sulla struttura analogica, attraverso cui noi pensiamo in generale e attraverso cui noi ascoltiamo, degli artefatti i quali sono di altissimo livello astratto in quanto producono delle assenze, producono dei vuoti rispetto a quello che è, ad esempio, uno strumento musicale acustico il quale si muove nel tempo - l'onda sonora si muove nel tempo; lo strumento digitale prende questo tempo, lo astrae, lo sottrae, trasporta l'onda acustica in numero e perciò la pone in una condizione di assenza rispetto a prima, di spazi-tempi completamente diversi o annullati. Dico in generale che gli strumenti, come i computers o altri tipi di strumenti, producono la possibilità per gli umani di essere continuamente disposti o disponibili a un processo di pensiero ben più complesso, ben più vuoto: agli umani non occorre rincorrere il tempo, lo spazio tutti i giorni, i cicli corporei si sono già modificati e perciò quelle che erano le condizioni pulsionali di grande evidenza, di grande tensione, di grande occupazione della mente, della struttura fisica in generale, queste possono venir meno. E così l'uomo ha inventato la letteratura, ha inventato la storia, ha inventato la filosofia e adesso, diciamo, una parte dell'uomo evoluto ha inventato questo linguaggio che io chiamo linguaggio dell'Assenza, che è il linguaggio più vuoto possibile ed è quello che produce, come spesso ho detto, un livello in cui rispetto a una presenza - come se il mondo fosse una presenza acustica, come dicevo precedentemente -, rispetto ad un certo tipo di onda
* si forma un'altra cavità, un altro livello che è molto più vuoto, dove possono esserci ulteriormente fattori vuoti ed è quello che noi generiamo qui, che stiamo già generando.
Da questo punto di vista è interessante osservare, io osservo - osservando le vostre persone, alcuni di voi con cui ho un contatto più stretto - che il lavoro che noi stiamo facendo produce comunque un livello più profondo, più ampio e più vuoto: cioè l'anno scorso e gli anni precedenti hanno prodotto questo livello più vuoto.
Però, ci sono dei però sui quali interrogo me stesso, mi chiedo in questo iter che cosa succeda producendo questo livello, questo ulteriore stadio di vuoto che è quindi uno stadio a disposizione dell'individuo - del-l'individuo o della popolazione, della specie, della realtà in generale -, che relazione abbia con tutta la storia precedente dell'individuo o della specie o dell'uomo, con la storia dell'individuo, quindi con i suoi elementi pulsionali, con i suoi elementi macroscopici, con gli elementi diciamo dell'evidenza, con gli elementi che noi abbiamo chiamato dell'inconscio - di un particolare tipo di inconscio, che può essere quello freudiano, che può essere di ulteriore tipo -, che cosa succeda dell'individuo al manifestarsi di questo livello che è più assente e che quindi è di altra natura, che non è di natura animale, cioè che è una condizione completamente diversa dalla natura animale; eppure l'individuo, la persona ha ancora dentro di sè tutti gli elementi della natura animale che si porta appresso e a cui risponde.
Posto quest'altro piano, cosa succede? Allora a me capita di ascoltare nelle persone - e ritorna qui il fatto dell'ascolto - il fatto che si è formato quest'altro piano
*: questo che è l'Assenza, oppure il nulla, che può essere l'intemporalità, che è il luogo vasto di un piano di realtà il quale è assolutamente naturale, oserei dire. Cosa succede in questo piano assolutamente naturale che si è posto rispetto a tutti gli altri piani, in tutti gli altri nodi che sono della dimensione della specie animale con cui l'umano contrasta in continuazione, avendo imparato invece il linguaggio astratto, avendo imparato a concettualizzare, avendo imparato un'altra condizione affettiva, per cui in alcuni casi è capace di porre l'affetto sull'altro anche se in questo posizionamento non esiste ancora realmente l'altro, come abbiamo visto negli anni passati?
Pongo questo tema, perché è un tema di grandissimo interesse per me, nel senso che io sto lavorando ormai da anni su questo piano e questo piano lo ritengo assolutamente un fatto naturale non solo per me, ma lo ritengo in generale un fatto naturale, cioè un fatto che si attiene alla dimensione umana, alla dimensione cerebrale, alla scoperta per l'uomo delle nuove condizioni neocorticali a cui è arrivato nelle fasi evolutive, probabilmente fasi evolutive che non si sono mai esaurite, che hanno continuato e che continuano tuttora probabilmente a livello sub-microscopico, submolecolare, cioè che noi non osserviamo, di cui non conosciamo abbastanza dal punto di vista della scienza attuale, perché sul piano della non evidenza.
Interrogo su questo [tema] perché mi accorgo che trovo l'individuo, sento l'individuo, lo vedo, l'osservo, immediatamente risponde questo piano e poi lo ritrovo per tutti gli altri aspetti - soprattutto per gli aspetti diciamo chiusi, oppure chiamiamoli patologici, chiamiamoli della nevrosi, chiamiamoli della malattia in generale, chiamiamoli della personalità immatura - immaturo da un altro canto. Cioè, è come se ci fossero due livelli, due nature: si è formato questo piano,
*dall'altra parte ci sono una serie di nodi i quali nodi non hanno nessuna intenzione di entrare a far parte di quest'altro livello e allora la nevrosi blocca, la nevrosi non intesa soltanto come patologia di un individuo particolarmente, ma la nevrosi generale umana, cioè la nevrosi come diceva Freud, per cui tutti gli uomini sono nevrotici, tutti gli uomini hanno una conflittualità, tutti gli uomini hanno, io dico, una conflittualità tra il sistema animale e il sistema umano attuale.
Allora io sono continuamente portato al fatto che debbo continuamente costruire degli strumenti, sempre più strumenti, strumenti sempre più vicini a questa condizione innaturale, fare agire questi strumenti e quindi trasportare a poco a poco quello che è il luogo astratto, vuoto, diciamo nella sua condizione di totale pienezza o di ampiezza che è l'Assenza che si pone in un altro luogo, e produrre continuamente una ricerca tale per cui questa Assenza o questo luogo, dove ha come corrispondenza poi questo piano profondo o altro, si manifesti e porti con sé quei nuclei della specie umana, quei nuclei ancora resistenti della specie umana o della realtà tutta - la quale realtà, come abbiamo visto negli anni passati, intendiamo comunque prodotta dal pensiero umano; e questi strumenti possano in qualche modo rendere migliore, meno chiusa, meno animale, più affettiva e quindi più astratta la vita degli uomini contem-poraneamente al prodursi di un altro livello della realtà, la quale realtà in questo modo si troverebbe più ampia e quindi si produrrebbe in questo modo un 'feedback' positivo nelle relazioni fra gli esseri umani e la realtà che essi stessi producono.
Dico questo in modo che sia un fatto assolutamente naturale, cioè in fin dei conti non è che il piano dell'Assenza abbia questa volontà di fare chissà che cosa dal punto di vista del fatto che gli altri, che gli umani o che il livello umano stia meglio; è che il piano dell'Assenza è di sua progettazione, di sua condizione il fatto che a poco a poco produca delle relazioni assenti, sufficentemente assenti al fine di produrre ulteriormente delle nuove relazioni, di produrre un campo di realtà sempre più ampio; così come quando il pensiero umano si è formato nello sviluppo dall'essere animale all'essere umano, l'uomo che cosa ha fatto? ha incominciato a coltivare la realtà, a coltivare la natura, a vedere come crescono gli alberi, a vedere come scoprire nuovi strumenti, e così via; e ugualmente questo piano più diverso, più complesso si mette a disposizione del fatto che la realtà diventi anche più ampia, più consona in un certo senso a questa maggior complessità che l'Assenza pone.
Relativamente a questi strumenti, allora, io volevo in questi seminari poter produrre codesti strumenti: come dicevo prima, per esempio, lavorare con la musica. Io adopero la musica, costruisco la musica, penso la musica in modo direi per un verso completamente diverso da come è stata pensata o prodotta o conosciuta fino adesso. Allora questo è uno degli strumenti che vorrei mettere a disposizione perché questo piano dell'Assenza o questa realtà assente, che è stata privata o non ha avuto di per sé questo piano diverso, più complesso della musica, in questo modo se ne impossessi e quindi la relazione tra la musica dell'Occidente, la musica dell'Oriente e questo altro tipo di musica si ponga e quindi si facciano delle nuove relazioni e queste relazioni siano sempre più assenti, abbiano al loro interno il distacco che questa musica che io compongo pone.
Da questo punto di vista vorrei presentarvi il mio amico, maestro Balzaretti ("Se puoi alzarti un momentino...". Balzaretti:"...Anzi sto a maggior ragione seduto".) che sta collaborando con me a questo progetto, che ritengo un valente pianista, di grossa sensibilità e, diciamo, che è il primo esecutore di certi pezzi musicali che sto facendo, esecutore diverso da me - e questa è una cosa molto interessante, a me interessa moltissimo-, esecutore-interprete perché a poco a poco sta formando, ritengo, un'interpretazione molto personale di certi pezzi che ho composto; e questo a me interessa molto, in quanto questo piano della musica - la quale musica ha una radice di per sé stessa proprio posta nel piano dell'Assenza perché è una musica che è molto vuota, è molto assente, è mutante in continuazione - passa attraverso il pensiero di un'altra persona, di un altro individuo e quindi pone all'interno di questo individuo una serie di problemi o di temi, di nuovi linguaggi a cui la persona, l'esecutore o l'interprete deve rispondere. Io dico, per esempio, che questa musica, se l'interprete si pone all'interno del progetto che questa musica produce, questa musica dovrebbe suonare da sola: cioè dovrebbe avvenire questa specie di miracolo del fatto che uno si metta lì senza più avere le note davanti né la scansione temporale, non avere più nulla, questa musica dovrebbe suonare da sola in quanto posta su quest'altro piano. Questo altro piano è di per se stesso creante, creativo, ha un linguaggio che si specifica di per se stesso; potrebbe essere che l'interprete prenda un'altra strada, delle note probabilmente diverse, ma la musica rimane sempre quella; ma non tanto per il fatto che viene riconosciuta la musica di Paolo Ferrari rispetto alla musica di un altro signore compositore - come si vede, non so, che Beethoven è diverso da Mozart -, ma è come se questo linguaggio della musica che sto componendo fosse il linguaggio che io chiamo 'la madre di tutti i linguaggi', come se questa musica che io compongo fosse la base, fosse quel piano di Assenza su cui tutti gli altri linguaggi musicali si possono disporre. Allora, se io riesco ad arrivare su questo piano, questo piano che è matrice, è materia che si crea, è elemento autogenerante, - e questo fa parte poi di tutto un problema che sto vedendo, che sto scrivendo circa la ristrutturazione generale dei sistemi, come funzionano nell'ambito dell'universo visibile, concreto, ammesso che esso esista e adesso lo ammettiamo, lo mettiamo lì - questa musica, questo linguaggio, questo linguaggio sonoro o antisonoro, come io lo chiamo, si manifesta. Ed è interessante appunto che un'altra persona [la esegua-interpreti] attraverso quello che è la sua mente, quello che è il suo corpo, quello che è il suo sesso, quello che è la sua lingua, quello che è l'esperienza passata, per cui l'esperienza passata di Carlo Balzaretti è un'esperienza di tutt'altro tipo, della musica che diciamo classica, della musica diciamo molto canonica, mentre questa musica è tutt'altro, pur essendo una musica - come le varie manifestazioni di cui io mi occupo - direi di tipo classico, cioè che rientra dentro i canoni classici nel senso di una classicità, nel senso di essere essa stessa all'interno di un contesto dove si sono sviluppati i grandi movimenti del pensiero umano.
Una delle caratteristiche di questo impianto, di questa struttura, di questo suono è il fatto, io dico, di esserci pur essendo dall'altra parte. Un lavoro che faccio spesso, che mi interessa, è quello musicalmente di produrre il cosiddetto 'Raddoppio', quello che io ho chiamato 'Raddoppio': cioè il fatto che, dato un determinato pezzo musicale composto da un altro ovvero composto anche da me, io mi ponga simultaneamente a suonare con questo pezzo e di questo pezzo, qualora sia composto da un altro, io non conosco assolutamente alcuna nota. E cioè avviene il fatto, che è ancora abbastanza misterioso da un certo punto di vista, che io simultaneamente entri in relazione con questo tipo di composizione e non solo con questo tipo di composizione - come si sviluppa, il ritmo che ha, il linguaggio, il fraseggio, il piano, il forte -, ma mi ponga su un livello ancora più profondo e in un certo senso la accompagni e mi metta in una posizione per cui questa ruota. E ciò significa che il pezzo con cui io entro in relazione è come se a poco a poco, mentre io sto suonando, si volgesse verso questo livello di cui io sto suonando, verso questo elemento più cavo, entrasse in questo elemento più cavo e nella simultaneità producesse un'ulteriore livello, una condizione nuova di suono la quale non è la prima, non è la mia, ma è un nuovo livello; e avendo in sé una nuova specificità, quasi che il suono che io ho prodotto, questa anti-nota, questo anti-suono, avesse liberato nel suono precedente, nella composizione precedente tutte le parti che erano rimaste come soffocate, come chiuse o come prodotte nell'intenzione dell'autore - il quale autore non si era manifestato oppure aveva prodotto dei punti vuoti, dove la creatività non c'era più, dove aveva seguito determinate regole per portare a termine il discorso non avendo più in quel momento l'ispirazione -, in quel momento, ponendo invece un altro livello d'ispirazione, un livello cavo, questo pezzo musicale [è come se] assumesse quel valore che aveva, quel significato, quel valore semantico che invece aveva perso, che non aveva o che non aveva all'origine. E di questo potremo fare degli esempi, potremo vedere delle parti, potremo sentire le registrazioni che ho fatto.
Adesso vorrei farvi sentire un pezzo. Vorrei suonare adesso un pezzo da solo, in questo momento, come se fosse un invito, un'introduzione a questo discorso e questo pezzo vorrei che fosse come una lingua - questa lingua madre, questo nuovo valore semantico - che introducesse il nostro discorso. Un pezzo musicale il quale abbia al suo interno il valore semantico, cioè il significato, il senso, il vuoto, l'attesa di questo discorso che dobbiamo fare insieme; pezzo che io non ho in mente in questo momento, ma che vorrei costruire insieme con voi in questa relazione e che simultaneamente fugga in un certo senso dal raddoppio: che io mi ponga adesso al pianoforte cercando di raddoppiare in un certo senso il discorso che abbiamo fatto, cioè di prenderlo, farlo ruotare, farlo diventare ancora più assente e che la relazione fra noi assuma questo nuovo livello che chiamo il 'raddoppio': diciamo che qui
* esiste un piano dove si pongono i fatti, le nostre parole, si pongono determinati livelli di Assenza, abbiamo posto stasera dei livelli di Assenza e che allora ulteriormente si possa porre in questo suono che io vorrei fare ancora un livello, ancora più sotto, che raddoppi questo discorso che noi abbiamo fatto insieme - per il momento l'ho fatto molto io, meno voi, dovremo farlo più insieme, però io ascolto il fatto che alcuni linguaggi vostri sono stati immessi. Per esempio, come già negli anni passati, in questo momento si ascolta un livello, una specie di disegno fatto in questo modo, come se fosse una specie di cupola in questo senso,* incominciano ad esserci determinati elementi di stanchezza e questi elementi di stanchezza vengono lasciati andare, mentre dovrebbero essere più trattenuti, perché il livello di stanchezza, cioè l'emissione della stanchezza è ancora animalesca; l'umano che fosse vuoto, intanto non avrebbe più stanchezza mentale, produrrebbe e creerebbe in continuazione senza occupare, ma questa stanchezza significa il fatto che in questo discorso nostro io ho sottratto, ho portato fuori questi elementi di stanchezza che sono elementi dell'antica corporeità, dell'antica animalità, il quale animale se occupato, se costretto si stanca perché si oppone, perché resiste.
Adesso, a questo punto, io vorrei poter produrre un qualche cosa che facesse ruotare questa stanchezza, la quale stanchezza in realtà - la stanchezza mentale - non esiste, esistono delle resistenze che si formano perché il luogo non è abbastanza affettivo, il luogo che c'è stato o che è in voi non è abbastanza affettivo. Il discorso che io ho fatto ha preso probabilmente alcuni nuclei di cui dicevo e questi nuclei fanno resistenza e producono questa stanchezza; e adesso io vorrei provare a suonare qualche cosa che possa in qualche modo far ruotare questo fatto.
[Paolo Ferrari esegue al pianoforte un brano della durata di 5' e 10"]
Vorrei le volte prossime anche poter discutere, se vorrà, con il maestro Balzaretti della problematicità e della complessità circa l'interpretazione di questo tipo di linguaggio musicale, il quale continuamente astrae, forma, si produce, ha diversi punti di acme, ha diversi punti di silenzio anche nell'ambito dell'evidenza, pur avendo continuamente questo silenzio al suo interno, e poi finisce e definisce, definisce il proprio stesso linguaggio, cioè si riappropria del proprio linguaggio, produce questa forma e poi si stacca da sè.
Con questo avrei finito; la cosa che aggiungerei è che, se qualcuno ha da fare qualche domanda, vorrei che ci fosse qualche cosa da poter dire a chi volesse proporre un suo tema.
Allora se non ci sono domande, ci rivediamo giovedì 25, mi sembra fra quattro settimane. Arrivederci.