I lezione 1992-1993
Si inizia il secondo ciclo di lezioni relative all'Assenza, ch'è un nuovo
progetto del pensiero, un nuovo linguaggio, uno statuto della vita e della morte
differenti da quelli che sono stati vissuti fino adesso.
Nella storia del pensiero umano le molteplici differenze si sono finora sviluppate
lungo una certa linea - intendo la linea del pensiero, la linea della civiltà,
la linea anche dell'inconscio, la linea della coscienza - la quale ha avuto
degli alti e bassi, è progredita, è discesa, talvolta si è
arrestata.
Abbiamo incominciato a parlare e a fare esistere, con il corso dell'anno passato,
una nuova linea che si pone su un livello dove il pensiero, il vissuto, l'esperienza
non sono mai state.
Ciò di cui tratteremo è il risultato di circa venticinque anni
di ricerche, in campo clinico e in campo sperimentale. Sono medico chirurgo
- lo dico per chi non avesse frequentato l'anno scorso - e la mia assistente
dottoressa Verri è psichiatra. Mi occupo di psicoterapia e di ricerche
in generale relative alla psicoterapia, al pensiero, a tutti gli altri linguaggi
possibili per il pensiero umano, entro e fuori dal pensiero umano.
Tale ricerca, come ho detto, è iniziata circa venticinque anni fa in
campo psicologico, con studi sulla memoria e sull'inibizione del condizionamento
appreso, e in campo clinico circa vent'anni fa con una metodologia che allora
scoprii e misi in opera; a un livello più profondo ancora - diciamo in
me personalmente - probabilmente è iniziata nei primissimi mesi o giorni
della mia vita e poi, in modo particolare, da circa trent'anni con l'inizio
degli studi medici.
Dicevo poc'anzi che il pensare di cui trattiamo sta al di fuori delle linee
del pensiero come si sono sviluppate fino adesso. Però c'è un
paradosso perché, per poter comunicare, dire, spiegare, per poter guarire,
mi occorre un linguaggio e quello che sto usando, come è evidente, è
un linguaggio noto, appartenente al pensiero noto e lo userò molto profondamente,
molto acutamente, tanto da poterlo portare agli estremi limiti affinché
il pensiero e il linguaggio noti possano aprirsi ancora di più.
Di ciò fa parte una ricerca in campo letterario di cui mi sono occupato,
andando alla scoperta di nuovi linguaggi, quasi di nuovi linguaggi affettivi
che potessero contenere le emozioni, le strutture profonde del pensiero e pure
le sue strutture arcaiche e perciò potessero contenere anche le paure,
le ansie, le angosce, lo stesso fenomeno della morte. Questo dal punto di vista
del linguaggio cosiddetto letterario.
Esiste poi il linguaggio pittorico in cui ho escogitato tecniche particolari,
per esempio l'uso delle fotocopie con le quali, partendo da una certa matrice
e producendo copie in successione, produrre eventi sempre nuovi da una matrice
unica, eventi nuovi che venivano sviluppandosi a mano a mano che il pensiero
e il linguaggio nuovo pittorico o la scoperta di nuovi campi della lingua del
vedere si sviluppavano. E già preannuncio che il vedere ritorna in se
stesso, rientra e soltanto in quanto è rientrato nel soggetto ed è
capace di tacere e quindi di essere assente e avere un linguaggio zero, un livello
zero, allora può uscire e in tal modo conoscere attraverso il cosiddetto
'vedere'.
Ultimamente mi sono occupato anche della musica, in modo abbastanza particolare,
sentendo i suoni muoversi su un livello che ho chiamato il livello del nulla
e che fa parte di tali linguaggi, dove le orecchie tacciono e, tacendo le orecchie,
i timbri tacciono; perciò il suono non è nient'altro che un'escavazione,
un tintinnio del tacere, il quale tacere rimane tale e quale, ma dà alla
luce nuove forme che ugualmente tacciono. E' come se fosse il tintinnare del
nulla, e potete soltanto immaginarvelo perché è un'esperienza
assolutamente profonda che non si è in grado di avere per ora: come se
avvenisse un azzeramento dei diversi linguaggi musicali, l'azzeramento prendesse
una luce limpidissima e la linea limpidissima fosse rappresentata da note, da
infinite possibilità di note e queste potessero suonare senza doversi
mostrare, senza dovere dare evidenza (di sé).
Nel medesimo contesto mi sono occupato profondamente della psicoterapia, dell'analisi
del profondo e ho curato patologie anche molto gravi, andando a scoprire livelli
in cui il pensiero ordinario, il procedere normale, il pensiero della scienza
analitica non poteva conoscere perché non conosceva il livello zero:
non conosceva il linguaggio zero, vuoto, svuotato, capace però di un
affetto che aveva un distacco assolutamente particolare, per cui chi ascoltava
tale linguaggio poteva stare, poteva non fuggire, non scappare come era sempre
scappato di fronte alla nascita.
Dicevo che il pensiero si è mosso secondo una linea probabilmente progressiva
e che è nato dopo un lungo esplorare della materia, nei linguaggi suoi
propri, fino ad arrivare alla formazione della materia vivente e dalla materia
vivente alla formazione, lungo la linea dell'evoluzione, della cosiddetta specie
umana. Ora, nell'ambito della teoria evolutiva, c'è chi dice che si è
trattato di un progredire per piccoli elementi, lungo nel tempo, con poche scosse,
con poche fratture, con poche soluzioni di continuità. E così,
in un certo senso, anche la storia del pensiero umano va lungo una certa strada
e oltre i suoi alti e bassi, oltre le sue discese, regressioni, acquisizioni,
scoperte; però mi sembra che abbia una linea abbastanza continua, senza
grandi soluzioni di continuità, senza grandi interruzioni, senza grandi
sbalzi.
Uno di questi sbalzi mi sembra l'abbia compiuto Freud con la scoperta dell'inconscio.
La linea del pensiero progrediva secondo una certa direzione, con l'acquisizione
di nuove conoscenze nell'ambito della cosiddetta evidenza: il pensiero filosofico,
i linguaggi delle scoperte scientifiche. Nessuno si era inoltrato, se non per
barlumi, per intuizioni, ma non per logiche approfondite né per intuizioni
dirompenti, nel linguaggio del mondo dell'inconscio, come ha fatto Freud entrando
nel mondo dell'inconscio, nel mondo dei sogni. Perciò mi sembra che lungo
la linea del pensare si sia formata, ad un certo punto, una specie di frattura
e in essa sia nata una sorta di saccatura1
in cui si è formata l'idea analitica, l'idea dell'inconscio, come se
la storia umana avesse improvvisamente scoperto che c'era un livello più
profondo, sottoliminale, anche un livello di paura, un livello in cui la mente,
la razionalità cosciente, evidente, non avevano ragione, non avevano
forza, non avevano possibilità.
La scoperta di Freud è stata uno shock per la storia e credo sia stata
un elemento di grande interruzione, di forte, profonda soluzione di continuità:
la scoperta di un mondo subliminale, la scoperta di elementi istintuali i quali
non cessano di vivere, ma si riproducono in continuazione; l'idea di un mondo
affettivo molto primordiale nell'uomo, come un qualcosa a forma di cappuccio
da mettere sopra per attenuare quelle pulsioni profonde che continuano a moltiplicarsi,
a ingenerarsi, a non lasciare in pace l'uomo.
Eppure, da un altro punto di vista, le pulsioni profonde sono state ritenute,
anche da una parte della scuola freudiana, come elementi di germinazione, elementi
capaci di generare, per esempio, le attività artistiche, i linguaggi
più arcaici, tra i quali includo quelli dell'inconscio che danno origine
ai fenomeni detti 'esoterici'. Le pulsioni primordiali sono state viste come
espressione di linguaggi aventi un senso nella storia umana, tuttavia non si
è separato profondamente ciò che era realmente valido da ciò
che, invece, era soltanto una pulsione primordiale incapace di generare oltre,
derivata da una storia umana molto antica che nasceva nelle radici dell'origine
della specie umana nata dall'animale.
Accenno alla teoria freudiana perché mi servirà via via per comprendere
un disegno vasto in cui sto cercando di porre il nuovo pensare che vado proponendo
e capire da dove sia nato, quale storia abbia avuto, che significato abbia realmente
nella storia umana l'intervento del mondo profondo, analitico, dell'inconscio.
Parlerò infatti di un livello che è ancora più inconscio,
il livello zero, nel quale la saccatura prodotta dai vari piani dell'io e dai
vari piani inconsci dell'io finalmente s'è messa a tacere ed è
sorto l'altro livello che ha la prerogativa di poter essere silente, di poter
essere assente, pur manifestandosi nei linguaggi con cui mi sto esprimendo.
Fino all'anno scorso, quando ho iniziato il corso, non mi era chiaro, dal punto
di vista della storia umana, da dove nascesse siffatto pensiero e quali radici
avesse, anche se la mia formazione è quella scientifica, medica, analitica
in un certo senso. Non mi era chiaro il perché fosse nato al mio interno
un'altro livello di cui non sapevo nulla, ma del quale a poco a poco esploravo
i confini, riconoscendoli da un loro linguaggio, andando così a scoprire
con il nuovo livello la patologia altrui e il limite della norma altrui, ma
anche le grandi categorie scientifiche, e ritrovando poi lo spazio del mondo
piccolo, ristretto, angusto e la fisicità delle cose nata e cresciuta
con l'uomo, eccessiva, bruta, fatta di una proiezione inconscia umana, per cui
il mondo, come dico attualmente, è la proiezione delle pulsioni inconsce
mai trasformate da parte degli individui, da parte della specie umana che, sotto
tale aspetto, è specie ammalata.
Dal livello zero o sottozero o subliminale o altro o altrimenti, vengo a dire
che le cose che hanno la loro esistenza, la loro evidenza, non sono altro che
una proiezione delle strutture del pensiero umano, soprattutto dell'inconscio,
della parte inconscia mai trasformata e quindi della parte animale mai trasformata.
E ciò non è una grande novità perché si sa che tramite
certi tipi di tecniche, con certi tipi di modalità di concentrazione,
di uso del corpo, degli affetti, delle emozioni, del controllo si arriva a determinati
livelli del pensiero in cui il mondo tace, in cui si dice il mondo tacere. E'
esperienza massima della cultura orientale, del buddhismo, in cui si dice che
la realtà è capace d'essere vuota - dico 'capace di essere vuota',
non dico soltanto che 'è vuota' - e anche il soggetto che osserva il
mondo è capace di essere vuoto, di essere non soggetto e il mondo di
essere non mondo: c'è quindi una relazione di tipo diverso tra il soggetto
che non è soggetto e il mondo che non è mondo e il formarsi di
un linguaggio che in quel momento è capace di arrestarsi. Ma ho già
travalicato quello che ho detto ora circa la metodologia buddhista o orientale,
giacché l'orientale non porrà mai le categorie di pensiero come
le pongo io, non porrà mai la razionalità innanzi tutto, il legame
intellettuale innanzi tutto, il concetto di soggetto, il concetto di oggetto,
il concetto di relazione. Questi concetti non esistono, se non nella discussione
dottrinaria, delle scuole, che è comunque ridotta rispetto al linguaggio
così importante che si è sviluppato nella civiltà occidentale
relativamente alla conoscenza della realtà e alla conoscenza del soggetto.
Voglio dire soprattutto che, nel momento stesso in cui sto dicendo tutto ciò,
la realtà di cui sto parlando per me è vuota, io sono vuoto, ho
davanti a me il vuoto, voi siete enti vuoti, tuttavia non sto affatto meditando,
non sono in una condizione di meditazione o di illuminazione; probabilmente
sono anche in tali condizioni, ma non solo e in ogni modo non sono sufficienti,
perché sono in una condizione tale per cui tutti i concetti della cultura
occidentale, della scienza occidentale possono parlare.
Uno dei punti fondamentali delle lezioni sarà che ciò di cui tratto,
i concetti, la concettualizzazione, l'ideazione, la capacità di relazione,
la capacità di relazione per differenza e non per analogia - come dirò
- esistono nel momento stesso in cui ne parlo. Se voi prendete un testo, studiate
matematica, studiate logica, vi occupate di medicina, di scienza in generale,
di filosofia, di letteratura anche, quello che voi state immagazzinando e leggendo
parla un linguaggio che bisbiglia, che in un certo senso non ha niente da dire
immediatamente, se non dopo che è stato evocato e si è prodotto
un riflesso della mente, una coscienza su un certo livello dell'intelletto e
della ragione, per cui successivamente incomincia ad avere un suo significato.
La parola 'intelletto', la parola 'razionale', la parola 'affetto' di per se
stesse non hanno un contenuto, hanno un contenuto soltanto attraverso il passaggio
nel significato, altrimenti non sono che un suono, un'evocazione.
Parlo, invece, del fatto che ciò di cui sto dicendo ha immediatamente
forma: essendo nella condizione del livello zero, quello di cui sto parlando
si forma, cioè passa direttamente da me a voi nella forma che gli voglio
imprimere - io o io che non sono più soggetto, che sono altro soggetto,
che sono altrimenti dal soggetto. L'aspetto interessante del mio discorso è
che l'informazione che vi do parla direttamente, prende direttamente posto dentro
di voi; che poi tale fattore, tale elemento, l'assenza di cosa di cui stiamo
parlando non possa essere ricordata, evocata, direttamente e immediatamente
usata, è perché il procedimento della vostra riflessione o della
vostra mente o dei vostri linguaggi è imperfetto, è ridotto rispetto
al linguaggio che sto usando.
So tuttavia, dalla lunga esperienza di codesta storia, clinica, sperimentale
e terapeutica, emozionale, affettiva e pittorica, che siffatto livello, che
in certo qual modo è materico-privo di materia in quanto sto parlando
di un linguaggio che ha come sua essenza il fatto di essere assente, di essere
niente, contiene però la materia che è niente, entra nella relazione
e forma un nuovo tipo di relazione, un nuovo ente per cui, nel momento stesso
in cui sto usando tale linguaggio, entro in una nuova relazione con voi, si
produce un nuovo tipo di relazione la quale sta in mezzo a noi, diciamo sta
qui sul tappeto posto in mezzo a noi.
Vorrei che fosse chiaro che tutto ciò non è un fatto magico, che
non parlo all'inconscio, bensì parlo su un livello in cui la ragione
è molto più ampia, più affettiva, più intelligente,
in cui finalmente l'uomo o la specie successiva all'uomo - la nuova origine
di cui voglio parlare - ha prodotto un qualche cosa che, superando anche l'elemento
della scoperta dell'inconscio e quindi ponendo un'altra frattura nella linea
della storia umana, ha prodotto finalmente quell'ingresso nella ragione che
gli illuministi avevano intuito, avevano voluto, pur avendo troppo compresso
la luce della ragione.
Dico che, con la luce della ragione, l'affetto incomincia a parlare e che si
tratta di un livello affettivo chiarissimo, luminoso, presente. Ma ciò
avviene non attraverso molteplici passaggi, linguaggi, non attraverso l'inconscio:
l'inconscio tace, finalmente. E l'inconscio, dico, è l'eredità
che la specie umana si è portata appresso, ammalandosi di un inconscio
che era quello animale.
Allora, riprendendo il discorso di prima, dico che quel piano dell'inconscio,
la parte dell'Es, così chiamata da Freud, la parte più profonda,
più primordiale, più istintuale per me non ha nessuna ragione
d'essere: è uno degli errori che la specie umana si porta appresso ed
è una delle sue grandissime angosce, un livello che a grande fatica riesce
a tacere, ovvero che non tace mai.
Tempo fa avevo suddiviso certe condizioni dell'essere umano, certe tracce -
le 'tracce' dei vari livelli dell'inconscio, dell'io - ed ero arrivato a formulare
l'esistenza di 'tracce di permanenza', in quanto vedevo nei miei pazienti che
vi erano tracce che non potevano scomparire, che erano come originarie, come
attaccate, vincolate alla struttura più profonda e il paziente, la persona
vi era avvinghiata e non se ne liberava. Allora passavo altrove, ponevo un altro
linguaggio di fianco a ciò, tale da essere potente al punto che la persona
lo acquisisse, lo portasse al proprio interno in modo da poter assorbire, mangiare
l'inconscio ingombrante, in modo, cioè, che la persona diventasse talmente
adulta, talmente grande, talmente affettiva e capace di emozioni profonde e
radicali che gli elementi inconsci potessero essere assimilati: la persona portava
a casa sua il proprio inconscio, non lo buttava più fuori, se lo masticava,
se lo assimilava, e l'inconscio in alcuni casi si è messo a tacere.
Formerò quindi con voi una nuova relazione, un nuovo linguaggio. Le lezioni,
il corso serviranno a formare insieme un'origine nuova, un'origine della specie
nuova, di un nuovo pensare. In un certo senso mi accompagnerete nella nuova
origine perché, lavorando alla massa d'informazioni che si sono formate
nella mia vita, nella mia ricerca, nel campo vuoto, immenso che nasce in continuazione,
è importante che a mano a mano si possa formare un linguaggio che prenda
insieme le varie scienze, i vari metodi e, all'interno di essi, possa aprirli
e produrre un nuovo metodo. Mi occorre un nuovo metodo. Da un certo punto di
vista posseggo il linguaggio nuovo, ma sto cercando un nuovo metodo che possa
contenere nuove espressioni, forme e realizzazioni.
Tanti anni fa, mentre lavoravo, mentre scrivevo, era nata in me una semplice
idea e mi chiedevo come fosse possibile che esistesse un linguaggio unico -
intendo per linguaggio la persona, la struttura di personalità, l'umanità
intera, tutti i linguaggi possibili, interni, inconsci, consci, dell'intelletto,
della ragione, dell'affetto, cioè l'entità linguaggio -; come
fosse possibile che l'umano avesse deciso, in un certo momento, l'esistenza
solo di quell'unico linguaggio che è il linguaggio dell'uomo, ovvero
in gran parte il linguaggio ancora animale, e non fosse mai nato un linguaggio
nuovo, completamente differente dal quello esistente. Mi ponevo la questione
di cosa succederebbe se nascesse un linguaggio nuovo, una forma nuova, un'ideazione
non fatta secondo i canoni che nascono normalmente, ma non pensando a un nuovo
linguaggio della fantasia o dell'inconscio, bensì alla nascita di un
nuovo evento, come quello per cui la NASA ha mandato a esplorare gli spazi per
vedere se esistano gli extraterrestri, il che vuol dire se esistano altri linguaggi.
Basterebbe porsi il problema di cosa succederebbe se esistesse un altro linguaggio,
se una persona sentisse un livello della coscienza o un livello della sensibilità
profonda completamente diverso, mai esistito.
Scrivevo proprio in forma di racconto, di saggio un testo, che poi non ho mai
finito, che ho intitolato "Non esclusa neppure la cosa", per dire
che nessun elemento dovrebbe essere escluso, che il sistema dovrebbe essere
talmente aperto da permettere che un nuovo linguaggio, un nuovo essere, una
nuova entità possa avere l'ingresso; mentre, da come è stato strutturato
il linguaggio umano, ma anche il corpo umano e la cellula umana, noi abbiamo
dei confini, dei limiti, dei contorni, giustamente, altrimenti non avremmo forma
- devo sottolineare che va bene così per escludere il problema dell'informe
e dell'informale. La cellula senza membrana non esisterebbe, il corpo umano
senza cellula non esisterebbe e nell'evoluzione incomincia ad esistere una forma
di vita capace di un progetto nel momento stesso in cui si forma una membrana.
Però, all'interno di codesto limite, com'è possibile che un nuovo
evento possa verificarsi? Già a suo tempo avvertivo linguaggi più
profondi, completamente diversi da quelli che erano sorti nella storia e che
conoscevo. Cosa mi succedeva? Mi accadevano alcuni fenomeni assolutamente particolari
che andavo a indagare, che andavo a scrivere, che andavo a conoscere e a esplorare,
che andavo poi ad analizzare con gli esperimenti.
Che cosa significa, allora, includere? Significa soprattutto riconoscere l'altro,
l'Altro con la 'a' maiuscola, Altro, l'Alterità, quello per cui si vanno
a cercare gli extraterrestri, che a mio parere è inutile andare a cercare
perché il problema è proprio la ricerca dell'altro, ma tale ricerca
va all'interno dei processi umani, all'interno dei processi mentali e di quelli
corporei.
Noi siamo alla ricerca di siffatto altro, propongo linguaggi che sono già
'altro', ciò di cui sto parlando è già altro perché,
come sto dicendo, il linguaggio si forma, si modella, entra in voi su un livello
che è già altro. Sono certo, ultimamente soprattutto, che all'interno
dei processi mentali, all'interno dei processi profondi di un altro inconscio
più vasto esista già l'altro ed è quello che utilizzavo
negli anni intorno al '70, '78, usando il metodo dell''Attivazione' mediante
la quale tiravo fuori nel paziente l'altro e attraverso l'altro il soggetto
rimarginava le sue ferite, guariva; dico adesso che magari guariva 'immeritatamente',
privo cioè di una coscienza adeguata perché si trovava su un'altra
spiaggia, con le sue ferite rimarginate in quanto aveva scoperto e si era mosso
il livello nuovo, di una coscienza nuova e quindi di una razionalità,
di un'intelligenza nuova; ma poi, non potendo avere uno spazio sufficiente nella
struttura mentale, affettiva, sessuale e l'intero organismo non potendo contenere
il nuovo livello, questo si spegneva e allora l'individuo andava avanti avendo
guarito le sue ferite ma senza avere guarito la sua specie, la specie di sua
provenienza, senza avere guarito la specie umana, la specie afflitta da un inconscio
ancora troppo rigido, troppo evidente, troppo fatto di cose anziché di
niente.
Quest'anno terrò lezioni più brevi, di quarantacinque, cinquanta
minuti, come stasera, perché parlare e inserire tale discorso dentro
la mente, dentro il corpo, dentro l'affetto è una grande fatica. Per
assumerlo, per poterlo far stare, è necessario come produrre un accoglimento.
Sentivo già, verso gli ultimi dieci minuti, che c'era un affaticamento
dell'uditorio, perché i linguaggi sono numerosi, sono ampi, sono potenti,
sono molto aperti, per cui è difficile nella persona che incomincia ad
ascoltare questo linguaggio, poterlo accogliere e farlo proprio, poterlo assumere,
poter includere e ammettere quello ch'è altro, pur nei linguaggi propri
dell'umano esistito finora.
22 ottobre 1992