Il teatro è allora un’architettura del mondo, un luogo da abitare, più-reale-del-reale, perché continuamente attraversato dal fremito del niente dell’attività in-Assenza: la non-rappresentazione come oggetto sottoposto a un cervello senziente e pensante che supera la propria barriera e che si oggettiva quale potenza della nientità affettiva: un luogo affettivo e profondamente conoscitivo, un luogo teatrale come spazio ritagliato nel centro o in un angolo di mondo dove le leggi sistemiche sono venute meno e s’esprime un’attività in-differenza”.


(P. F. in Teatro dell’Oggetto Mancato/Evoluzione!, 2004)