Se alla mente-corpo umana fosse data la possibilità-facoltà d’esprimere l’intero potenziale a sua disposizione - non in funzione di qualche compito cognitivo, e perciò non in una modalità teleologica, bensì in un ambito culturale privo d’immediata finalizzazione - al suo orizzonte si presenterebbe l’esperienza d’un’entità vuota, come un nulla d’altro genere: un oggetto-mondo dematerializzato. In esso le cose sarebbero deprivate del loro eccesso d’ingombro sensoriale-tattile; l’esperienza sarebbe sostenuta da un sentimento di piacere lievissimo, un dolcissimo eros, anch’esso mancante: libertà si respirerebbe invece che la compattezza e la costrizione del tempo-spazio soffocante e vischioso, che l’umana specie è solita esperire a causa dell’interazione tra il soggetto pensante e la realtà interna-esterna non distanziati da quel mancare affettivo che sarebbe necessario a una sana e viva attività di coscienza.
Nel caso in cui quella distanza necessaria fosse definitivamente occlusa dovremmo parlare d’un mondo arresosi alla schizofrenia a causa d’un inaridimento causato dalla mancanza di quel mancante (anticosa, meno cosa, - cosa).

(P. F. Aforismi in-Assenza, 1997-2003)

 

_________________________________________________________

 

Circa il cervello in-evoluzione


Quanto più il cervello è evoluto, sia filogeneticamente sia ontogeneticamente, tanto più è autoreferenziale. Ciò significa che il cervello si “aggiusta” la realtà in cui vive a seconda delle sue esigenze [dell’a-complessità astratta]. Il cervello umano può mirare addirittura ad essere “autistico”, e cioè distaccarsi da una realtà com’è vista, com’è esperita dalla presenza dei più, condizionata dagli elementi cognitivi e affettivi d’uno stadio evoluzionistico precedente. Ciò rappresenta l’a-consensualità del nuovo stadio. L’ipotesi di base è che il cervello s’inventi – costruisca e decostruisca – una realtà che gli faccia da sostegno e da medium relazionale, tenuto conto dei limiti cognitivi indotti da un antico sistema relazionale sensitivo e percettivo, utile all’antica esigenza della conservazione delle specie.


(P. F. Aforismi in-Assenza,1997-2003)