NASCERE, VIVERE, MORIRE È CAMBIARE FORMA
di Daniele Abbado

"Nascere, vivere, morire è cambiare forma". Così, circa due secoli fa, l'illuminismo si sostanziava di una filosofia della natura cosmica e finemente materialista. Quasi a dirci che la forza dell'io è nella sua relatività, cioè che la massima possibilità dell'io sta nell'accettarne la finitezza e l'inserimento in un ciclo di cui fanno parte con uguale diritto l'infinitamente piccolo e l'infinitamente grande. Qualcosa del genere vive fino alle ultime opere di Mozart e nei testi di Goethe.
Non è solo questione di teoria, anzi a dire il vero il signor Diderot era più interessato ad esprimere: e così abbiamo da lui ricevuto testi teatrali e dialoghi filosofici in cui ascoltiamo filosofi che discutono di clavicembali, uova, selvaggi di terre lontane, statue commestibili, elefanti, abitanti di Saturno, e infine di libertà dell'uomo.
Il nostro fine-novecento è molto più triste. Il pensiero è per lo più triste e pavido. Le tendenze dominanti - pensiamo alla tradizione positivistica e, in Italia, all'ancora stancamente pervasivo idealismo crociano - hanno contribuito a produrre un modello di uomo insoddisfatto e arido.
E' sull'intuizione profonda di questi temi che ho incontrato Paolo Ferrari e il Centro Studi Assenza, la sua rigorosa e al tempo stesso liberatoria ricerca di un pensiero globale che non conosca gabbie per esprimersi.
Paolo Ferrari dirompente pittore, architetto di spazi installativi, autore di performance musicali che sfuggono a qualsiasi categoria.
Il teatro è solo il passo seguente, un approdo necessario. Un gesto di coraggio già contenuto in tutti i lavori che hanno preceduto questa Astratta Commedia.
Astratta per necessità linguistica, per necessità di sottrazione, di svuotamento della scena dall'atrofia dell'io.
E, infine, assente.
Farsi assenza di tanto teatro contemporaneo, assenza della rappresentazione. Assenza da schematizzazioni del pensiero che pervadono anche il campo biologico.
Necessità di un nulla, di un vuoto nuovi, di un silenzio nuovo.
Per chi si sentirà attratto dalla complessità/semplicità di queste pagine, un solo avvertimento: serve il coraggio di essere semplici come si può essere solo quando si sa ascoltare.