Chiamo sconfitta quell'incertezza dell'umano che approssimandosi a sé tutt'uno con il mondo vicino ai confini, declina il proprio pensiero e si disfa del proprio cervello.In lui si scava così un fosso tutt'uno con l'asse centrale, di dove sortisce una specie di nulla simbiotico al corpo, che bussa alle porte di lato di questo e dell'altro pensiero.

P. F.
(Da Umano non-uomo - 1985)

 

 

 

 

 

Non disegno la vita.
Non scopro la morte.
Faccio velo su entrambe, per por fine ai corpi e alle menti malate, portatori di voci vacanti.
Si svela così ciò ch'io chiamo persone: nessuno si copre del velo dell'altro per evitare di lasciarsi finire.

P. F.
(Da Umano non-uomo - 1985)

 

 

 

 

 

Il soggetto ch'io sento si vela all'interno.
L'oggetto ch'io vedo si fonde con esso.
L'uomo ch'io vivo avviene all'esterno: con esso velata si compie la forma del giorno in rilievo.

P. F.
(Da Umano non-uomo - 1985)