Paolo Ferrari
Progetto di città (del III Millennio) in-Raddoppio assente:
dematerializzazioni e rimaterializzazioni in-Assenza
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a. La città del III Millennio è città in-Raddoppio (e) in-assenza, luogo astratto e concreto al medesimo tempo. Luogo specifico di accoppiamento esperienziale e mentale con il nuovo dominio espresso dall'evoluzione delle attività superiori di Homo sapiens s. nella direzione di Abstractus.
Tale dominio o livello asistemico è caratterizzato da una minor resistenza che si mostra nell'interazione degli elementi concreti-materiali - gli oggetti, le cose concrete - con le attività cognitive e affettive di Homo s. in fase di trasformazione verso una sua più complessa inclinazione all'astrazione (ab-trahere) —> H. abstractus.
Una siffatta propensione-capacità non si limiterà a caratterizzare l'attività che concerne il piano intellettivo e cognitivo, in primo luogo l'elaborazione concettuale-astratta, così come nell'attuale fase evoluzionistica si mostra, ma lo stadio dell'astrazione, ovvero lo stadio sine materia, avrà una propensione ad estendersi all'intero universo dell'essere pensante, dalla res cogitans alla res extensa, comprendendo in un tutto astratto - sine materia - l'universo costituito dall'osservatore e dall'osservato. Una tale trasformazione-interazione con la dematerializzazione dell'oggetto concreto non soltanto riguarda ciò di cui già oggi si ha l'esperienza nel campo delle alte tecnologie e dell'informatica - ove si assiste alla trasformazione dell'oggetto-cosa concreto (res) in algoritmi e realtà virtuali (oggetti privi di materia) - , ma la mente (e il corpo) avranno la tendenza a recepire ed elaborare l'oggetto in un particolare stato: esso sarà còlto, pensato e vissuto nella differenza da sé (in-differenza astratta). L'oggetto sarà esperito ed elaborato non come ente materiale da astrarre in un momento successivo, ma come ente già simultaneamente astratto (tratto da sé): oggetto vuoto (privo d'ingombro e ricco di alta conduttività) -, strettamente relazionato con il pensiero che lo pensa, alla cui base (in-divenire ulteriore) sta un parametro costante - costante in-A - che è pari al grado zero o grado (pari a) nulla in-Assenza (in-differenza da sé), incline a dematerializzare-dematerializzarsi (prodursi in-differenza) simultaneamente al mostrare l'oggettivazione (di sé) nell'evidenza quale corpo concreto e reale.
b. I cittadini di tale nuova città saranno pertanto soggetti in-trasformazione (ulteriore): soggetti pronti, data la nuova condizione somatomentale a cui appartengono - secondo la trasformazione —> H. abstractus - , a veicolare l'intera quantità d'informazioni, a più direzioni, a più foci, quali in parte sono già quelle dell'odierna fase mentale-tecnologica, in uno spazio-tempo vieppiù complesso che coordina il sistema —> asistema, liberando l'oggetto-cosa-mondo dalla sua identificazione reiterativa che è vincolata alla fissità speculare di sé (l'oggetto diviene equivalente al nulla astratto).
Queste nuove condizioni sono catalizzatrici delle nuove istanze etiche.
c. [La condizione di mancanza di fissità e di (pre-)disposizione alla differenza sarebbe, fra l'altro, auspicabile già nella fase attuale della storia di Homo sapiens s., sorpreso e stordito dallo sviluppo tecnologico-informatico (povero di materia tattile) cui, a causa della sua condizione somatopsichica di provenienza animale - e a questa tuttora in eccesso vincolata -, non sa dare adeguata risposta, comprensibilità e direzione etica].
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a. La città futura - il tempo spazio etico del nuovo Millennio - avrà la proprietà di ampliarsi e dematerializzarsi costruendo e decostruendo continuamente sistemi complessi di particolare specie (asistemi in-Assenza). Tali entità si trovano in stati inclini a una continua mutazione di livello, senza tuttavia mai entrare in fasi di pura aleatorietà indifferenziata o di catastrofe caotica: sono regolati dal livello zero che è differenza, non-fissazione d'identità che attraversa costantemente i punti base dell'intero.
b. La città è entità temporospaziale in continua trasformazione (dal grado zero): è trasformazione non vincolata alla direzionalità d'un tempo concreto; è fenomeno che emerge da un tempo che, perdendo la traccia di sé (tempo astratto), diviene in-ulteriorità la differenza da sé=temporalità in-differenza.
c. Una siffatta temporalità mostra l'inclinazione, nel suo manifestarsi ulteriore (tempo privo di fissità e di direzione), ad includere la (dimensione in-)morte: è tempo in-morte, ovvero tempo capace (inclusivo) di morte (astratta).
E' il tempo che accetta - include nella trasformazione di sé - , il proprio morire in-ulteriorità.
[Il tempo che muore in ogni istante sarebbe già, in effetti, il tempo attuale, ma esso non ne ha ancora assunto coscienza inclusiva (il tempo non sa morire di sé)].
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Continue condensazioni e rarefazioni sottosistemiche (gli elementi della città) entro una sussunzione unitaria sono guidate ora da procedimenti digitali - e, quindi, maggiormente tecnologico-meccanicistici -, ora da posizionamenti e riposizionamenti delle unità in-gioco (modalità analogica) da parte di quella comunità abstracta che interagisce con l'ambiente in termini sincronici e diacronici, dando luogo al luogo-città asistemico di cui essa è partecipe creatore costante: la comunità ha continua propensione all'accoppiamento (astratto) con il processo di trasformazione e con esso si accorda evolvendo ulteriormente, secondo le modalità d'autorganizzazione del sistema (complesso) in-trasformazione a più direzioni, a più foci, a mo' di rete a più stratificazioni. Ne assume altresì la guida generale mirando a una caratterizzazione dell'insieme che attui il minor ingombro possibile: questo è dato da relazioni particolari tra gli oggetti (architettonici) in gioco, i loro volumi, le loro forme, i loro colori e segni, i loro moti reciproci, al fine di costituire un campo aperto a quella particolare (a-)comunicazione fatta di azioni-oggetti-affetti d'un corpo-mente astratto; quest'entità ha tagliato il cordone ombelicale (con ogni tipo di fissità concreta) e si è distaccata in modo definitivo da ciò che è stato il campo naturale (evoluzionistico), senza cedere tuttavia di fronte all'iterazione causa-effetto della macchina. Ciò che prevale è la differenza: differenza da sé di ogni oggetto e di ogni soggetto nel loro reciproco interagire, avendo acquisito la libertà (dal grado zero) di non dover difendere e preservare a tutti i costi l'identità di sé (del proprio schema-ruolo-potere mentale e corporale).
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Si dà (con ciò) il via alla realizzazione d'un'utopia (astratta=tratta da sé) come espressione-sperimentazione d'un luogo-tempo privo della materialità naturale-animale nella direzione d'un'entità ricca della mancanza di sé, pur qualificandosi quale ente concreto.
Il venir meno non è (tanto) sottrarre materia evidente; è (invece) capacità di esprimere l'accoppiamento complesso e astratto (sine materia) con l'oggetto (divenuto simultaneamente) ultramateriale: ciò accade in-mancanza di quella resistenza (alla sensorialità e alla percezione) di antica, sorpassata specie (animale e cosale). L'oggetto (architettonico), la città etica esprime tempi o luoghi di tale accoppiamento, disposto a lasciar passare (attraverso), anziché a fissare quell'oggetto-cosa consueto, povero d'un pensare trasformativo: il nuovo stadio si annuncia in perenne mutazione, sostenuto dal livello ricco della differenza (assoluta), che è pari a un nulla di nuovo genere, fecondo d'ulteriore divenire astratto, attraversato dalla costante di mutazione relazionale in-A, che è principio paradosso di non-fissità, di differenza (variante) da sé.