Chiamo sconfitta quell'incertezza dell'umano che approssimandosi a sé tutt'uno con il mondo vicino ai confini, declina il proprio pensiero e si disfa del proprio cervello.In lui si scava così un fosso tutt'uno con l'asse centrale, di dove sortisce una specie di nulla simbiotico al corpo, che bussa alle porte di lato di questo e dell'altro pensiero.

P. F.
(Da Umano non-uomo - 1985)

N.B:di sconfitta se ne riparla tra l'altro nel IV Seminario 1999-2000