Sunto della III Lezione 92-93 III LEZIONE

(La cosa, l'anticosa; la coscienza simultanea e assente della morte - assente - )

Encefalizzazione' nell'evoluzione dell'ominide come feed-back tra cognitività e strutturazione dell'encefalo: si innesca un processo accelerato: il sistema biologico ora produce da sé il cambiamento capace di influenzare sé e l'ambiente fuori di sé: la cultura, ultimo evento evolutivo. Manca il piano su cui riconoscere il processo dell'Assenza, privo di linguaggio evidente - Il linguaggio umano, fatto di suoni legati a simboli, si è liberato della 'cosità' della struttura biologica: la cosa si sottrae, è sufficiente nominarla, comincia a tacere. La nascita dell'uomo significa l'uscita della natura dal suo alveo. Nel momento in cui l'encefalizzazione 'spreme' da sé la coscienza, si forma un livello dell'assenza, il sistema si apre allo scambio - L'universo primordiale entità assolutamente priva di forma, non-ente simile al niente: al principio la cosa era ancora il niente. L'universo concepito dalla teoria del Big-bang non può avere origine ed esistere: la densità totale della materia in un solo punto presuppone un pensiero che possa pensare una cosa priva in assoluto di interstizi, una cosità piena che produca non-cosa e capacità di forma. Non esiste un universo senza interstizi; esiste un anti-universo vuoto - L'encefalizzazione anormale, incompiuta, genera la cognizione falsa dell'universo continuamente 'cosa', l'esperienza di un niente vacuo. La storia della cultura tentativo continuo di liberarsi da tale vacuità, di sottrarre peso alla cosità del soma. Nel Novecento si abbandona la cosa, l'astrazione ( in arte, in musica, nella scienza, in tecnologia ) tenta di prendere posto. L'uomo si smangia la cosa che lui è, soma e spirito ( spirito emanazione, 'spremitura' del soma che viene meno ). Ma l'encefalizzazione tende ad arrestarsi: il reale resta qual è, non si produce un'entità nuova: l'universo pensato finora non può più espandersi - I procedimenti di astrazione del pensiero, sterili per anaffettività, non oltrepassano il mondo saturo della cosa, che non sa dove andare, se non verso un'ipercosa, uno svuotarsi per riempirsi, un andirivieni - Il linguaggio del nulla affettivo apre un varco dentro l'immaturità del cervello, rimasta tale perché nell'evoluzione la nascita della coscienza e dell'affetto non fu simultanea alla nascita della possibilità di conoscere l'assenza della vita: il sistema biologico non ha cognizione affettiva del sé assente, che cessa di esistere: la cosa (il soma, la coscienza stessi) si replica, vuole stare ed essere cosa, non vuole conoscere l'assenza di sé perché similare alla morte, accettare la propria morte. Allora la morte è cosa, più cosa di tutte le cose.