A lato cresceva la sostanza d’un nulla. Si prese
il centro del pensiero. Lo bucò, sul fondo si distese a meraviglia
su tutta la superficie, in particolare si prese la zona dove brilla
la stella polare.
(P. F., Aforismi della Transizione, p. 19, 2005)
Non c’è negazione. Non c’è evidenza del male.
Non c’è evidenza del bene. Netta è una separazione
oltre quel margine. Piccolissimo è il volo di nulla là
fuori dove il cervello ha iniziato il suo fremito …
(P. F., Op. cit., p. 20)
Gli uomini pensano un mondo fatto di cose, un universo
che si esaurisce in se stesso. Ma non sanno che in realtà colgono
il vuoto: l’universo è privo unicamente di sé. Se
così non fosse, essi non potrebbero per nulla né viverlo
né pensarlo.
(P. F.,Op. cit., p. 28)
Lì fuori, quella stella brilla lontano. Nello
spazio siderale, in un tempo improbabile. Una chiarezza resa possibile
grazie all’interpretazione che sta in un’assenza entro la
vita. C’è distacco. Alterità. Transizione dalla
vita, all’affetto nel corso di morte.
(P. F.,Op. cit., p. 33)
La morte: incavarsi di tempo e di spazio. Questi scomparsi in un’assenza
tintinnante. Uno scambio s’è creato entro la rete dei pensieri
e dei fenomeni che sono mancanti di estensione e di durata.
(P. F., Op. cit., p. 42)
Non quella quiete di cui negli Aforismi di Kafka si
parla. Non la quiete, ma il nulla ondeggiante, come un vuoto che oscilla
svelando l’altro che si nascose da sempre in vita.
(P. F.,Op. cit., p. 63)
Circa (l’) Assenza
A monte di ogni attività mentale – in particolare di quelle
attività non teleologiche, e perciò in particolare a monte
delle attività della mente non cognitiva – sta una (pre-)condizione
vuota di oggetti mentali. E’ una condizione vuota d’immagine
e di linguaggio. Si tratta d’un nulla (relativamente alle entità
che hanno una qualche presenza rilevabile dall’attività
generale della mente stessa). E’ un vuoto non-vuoto, un nulla
non- nulla: perché esista un mondo occorre che sia premessa una
condizione di tal genere, una condizione in cui tutti i segnali sono
già cessati, ovvero non sono mai stati (sono assenti).
Occorre che la mente – l’attività mentale-cerebrale
– si permei di tale stato in-assenza. La mente deve apprendere
a cessare della sua attività ininterrotta, satura di presenza
(segnali, informazioni, attività linguistiche e prelinguistiche).
Partecipi della condizione che permetta ad essa d’esistere quale
sistema finale (interfaccia) dell’interazione con la realtà,
da cui dipende e che in continuazione genera.
La mente convenzionale (nota) – quanto dell’attività
mentale la mente conosce solitamente – costituisce l’anello
esterno d’una mente ad essa antecedente (spazio amentale). Spazio
vuoto di oggetti mentali, costituito d’un vuoto oscillante, vuoto
altro, vuoto amentale, dalla cui oscillazione dipende l’esistenza
(relativa) d’una realtà esterna. La relazione tra questo
spazio amentale e la realtà esterna (dipendente da questo spazio)
disegna uno spazio generale costituito d’un vuoto (quantico: amente).
Questa relazione (amente-realtà esterna) dà origine a
un’entità di nuovo genere – assenza -, che è
campo vasto e vuoto dell’organizzazione sensoriale e mentale finora
esistita.
L’organizzazione di realtà che ne deriva prescinde dalla
differenza posta finora dal pensiero occidentale di corpo, mente, vita
e morte. L’organizzazione sensoriale, in particolare, partecipa
d’un’attività generale caratterizzata da uno stato
in cui gli oggetti fisici e mentali hanno perso di peso sensoriale-percettivo-mentale
e hanno acquistato il peso, lo spessore di quanto potremmo chiamare
astrazione di fisicità sensoriale, percettiva, mentale, con ciò
intendendo l’esistenza di corpi mentali e affettivi la cui fisicità
è diventata fisicità astratta e mentale, perdendo della
loro eccessiva e satura concretezza sensoriale, povera del catalizzatore
mentale.
(P. F., Aforismi in-Assenza, p. 22, 1997-2005