Che cos’è “Evoluzione!”?

Non è una cosa; non è né immagine né strumento. Non ha un fine. Non è neppure parola che si fa senso. E’ forse un oggetto-mancato: l’oggetto universo che si fa così povero d’ingombro della sua materia passata e di quella presente e futura da far intravvedere un oltre; ma sì!, un aldiqua dove ogni cosa è cessata dando inizio e fine al medesimo tempo a un a-luogo, a una a-morte (in-morte assente).

Paolo Ferrari

 

 

Quest’anno – al tredicesimo anno dei Seminari in-Assenza – la mia introduzione intende disporsi da subito in medias-res.

Mi pare superfluo ora accompagnare qualcuno all’assumersi il compito talvolta oneroso, ma spesso giocoso e libero, d’uno stadio di reificazione-dematerializzazione dell’oggetto-mondo e del soggetto, che l’osserva e lo muta, ricco ed enigmatico nel darsi altrimenti: con la scoperta del perturbante-assente. Alcuni momenti dell’espressione scritta mia – i foglietti e gli aforismi in-assenza – e di altri compagni di viaggio, il cui gesto e pensiero mi offrono la possibilità di trasdurre costì ciò che era colà, faranno da sentiero non interrotto, ma mutante, con balzi, silenzi, interrogazioni, guizzi improvvisi, onde permettere quel vuoto in-mancanza, in cui si dispone l’assenza e l’affetto particolare che da questa promana. Buon inizio in cui la fine è palpitante nel suo tralasciarsi costante.

P.F.

 

Perchè proporre oggi un Asistema in-Assenza?  

Cosa hanno in comune un gesto pensante al cui fondamento sta il mancare, il venir meno anziché l’affermare? Una nozione di cura al cui fondamento abbiamo posto le categorie del mancare, del perdere, della a-consensualità quali fattori di sanità? Un Teatro dell’Oggetto-Mancato, catalizzatore di processi trasformativi in cui la mente-corpo degli attori dia voce ed esistenza alla parola che nel farsi corpo si smaterializza?

All’inizio del tredicesimo anno dei Seminari, proviamo a introdurre il campo in cui ci muoveremo. Oscillando tra scienza, arte e scienze umane, ci spingeremo agli estremi dell’Occidente – dal nome dell’omonima collana della casa editrice O barra O, dedicata ai nuovi gesti del pensare -, sui margini di un nulla-abisso, non distruttivo né terrifico, i cui confini concettuali ed esperienziali sono di recente acquisizione. L’abbiamo chiamato Assenza o in-Assenza.

Il progetto che proponiamo con i Seminari riguarda l’esplorazione di un campo della sfera intellettuale ed emozionale sui margini del caos o della mancanza, con l’acquisizione di un differente punto di osservazione da cui ripensare la contemporaneità. Ipotizziamo che le proprietà emergenti nell’interazione soggetto-realtà e descritte secondo il modello asistemico* consentano la formulazione di un ulteriore paradigma e di altri modelli maggiormente adatti a pensare - e vivere - una realtà come quella contemporanea, sempre più incerta e in rapida e non prevedibile trasformazione.

Nel corso dei Seminari di quest’anno, ci occuperemo di scienza, arte musica, teatro, danza, architettura, poesia, filosofia e scienze umane, psicoanalisi, psichiatria e scienze della complessità. Grazie alla partecipazione di relatori provenienti da formazioni e ambiti culturali differenti e all’interazione che essi sapranno produrre tra le diverse discipline e il dominio in-Assenza, ci interrogheremo circa le caratteristiche dell’accoppiamento Asistema-sistema e tenteremo una traduzione dall’uno verso l’altro. Traduzione significa comunemente il trasferimento di un testo da una lingua all’altra. Nel nostro progetto i relatori - ciascuno a partire dalla propria disciplina: teatro, musica, danza, filosofia, informatica, architettura, psicoterapia, psichiatria etc. - cercheranno di portare i principi, i modelli teorici, le proprietà e i valori inerenti al dominio in-Assenza entro i codici di comunicazione, la struttura concettuale, le basi teoriche e le tecniche di ciascuna arte o disciplina. Ci muoveremo sui margini dell’asistema, laddove ipotizziamo che un sistema relazionale complesso in oscillazione sui margini del caos - quale quello che governa la mente-corpo di Homo sapiens - sia in grado di mutare nella direzione di un’ulteriore complessità (a-complessità), adatta a veicolare ed esprimere un gesto pensante al cui fondamento sta il mancare, il venir meno anziché l’affermare.

Quale sarà il rapporto tra logos e gesto pensante entro un’organizzazione asistemica della mente-cervello? Quale il significato dell’affettività rispetto all’emergenza in Homo delle proprietà in-assenza?

Nel corso dei Seminari, c’interrogheremo circa la relazione tra gesto pensante e affettività.

S’intende comunemente per affettività l’insieme dei sentimenti e delle emozioni. In psicoanalisi l’affettività è ridefinita a partire da una dimensione inconscia e il termine affetto indica l’espressione qualitativa della quantità di energia pulsionale. Il concetto assunse importanza a partire dai primi lavori di Breuer e Freud sulla psicoterapia dell’isteria e sul valore terapeutico dell’abreazione (Studi sull’isteria, 1895). L’origine del sintomo isterico veniva cercata in un evento traumatico a cui non avesse potuto corrispondere una scarica adeguata (affetto bloccato). Nel linguaggio comune, affetto deriva dal verbo afficere (composto di ad e facere) che significa “toccare, commuovere lo spirito”, e per estensione “attaccare, rendere infermo (il corpo), infermarsi”. Esprime l’essere “toccato da passione”, “affetto da amore” nel senso sia di “preso d’amore” che di “ammalato”. Come sostantivo, affetto indica “una maniera di sentire”, “una passione dell’anima in forza di cui incliniamo ad amare o ad odiare, alla compassione, etc. …”.

La disposizione a lasciarsi coinvolgere e trasformare, espressa dalla parola affetto, secondo la nostra osservazione rimanda alla proprietà dell’a-sistema  per cui, tendendo alla non conservazione di sé, esso è costantemente altro, aperto alla differenza (di sé e dell’altro): in-differenza.

Scrive Masud Kahn nell’introduzione al libro di Bollas L’ombra dell’oggetto. Psicoanalisi del conosciuto non pensato: “Il paradosso essenziale dell’uomo è sito in due realtà. L’uomo è soggetto e oggetto di se stesso. E l’uomo è autore della propria perdita. L’ombra di questa perdita ha ossessionato l’immaginazione dell’umanità, negli scrittori da Eschilo a Samuel Beckett. Freud ha dato alla perdita una nuova eziologia e un nuovo aspetto, Melanie Klein e Donald Winnicott hanno ampliato clinicamente la visione sperimentale di Freud trasformandola in una epistemologia umana coerente della perdita.”

Secondo la prospettiva in-assenza, “Affetto è capacità del mancare”. Ipotizziamo – come vedremo nel corso dei Seminari - che la capacità di cessare almeno parzialmente dei retaggi di specie attivi in Homo ulteriori facoltà linguistiche e comunicative: sarà forse possibile parlare una lingua che abbia già in sé il superamento – la cura - di quella che abbiamo chiamato la schizofrenia di specie umana? Sarà questa, come vedremo, la lingua del Teatro in-Assenza, dell’analisi in-assenza, o dei Seminari?

  Alla nostra osservazione, la specie appare ammalata; sofferente per una malattia che abbiamo chiamato schizofrenia di specie: essa è responsabile di incongruità profonde nel sistema somato-psichico nella specie umana. Un segno di tale condizione ci appare essere la coazione a ripetere sostenuta, come già Freud aveva dimostrato, dalla pulsione di morte, che è la tendenza all’appiattimento e alla regressione di ogni tentativo di vita.

Proponiamo una nozione - e un modello - di cura (analisi in-assenza tramite il gesto della cura) al cui fondamento abbiamo posto le categorie e le condizioni del mancare, del perdere, della a-consensualità quali fattori di sanità. Riteniamo che il gesto della cura debba disporsi affettivo, ma non simbiotico, e contribuire all’incremento della complessità dell’apparato relazionale di chi, a causa del suo stato patologico, ha impoverito il proprio piano di vita relazionale. Riteniamo che l’assunzione nel sistema Homo della capacità del finire, dell’ingresso nel tempo psicologico, soggettivo e storico, e perciò dell’assunzione di quelle cessazioni che sono alla base degli equilibri complessi del sistema psicologico (e somatico), sia fattore di sanità non solo individuale, ma anche sociale.

Il teatro, una particolare forma di teatro, detta dell’Oggetto assente con il suo gesto-assente può essere un importante strumento con cui addurre, in chi ne usufruisca direttamente, e in generale quale oggetto-differente della cultura, una modalità affettiva e del gesto pensante più congrua alle attività superiori acquisite nell’ultima fase dell’evoluzione del genere Homo.

Susanna Verri

 

Proprietà (asistema e universo umano)

Asistema è quel particolare sistema complesso [a-complesso] per il quale ad ogni suo tratto corrisponde una condizione di cessazione o di (a-)mancanza, con l’eventualità d’una definitiva estinzione senza causa apparente. La a di asistema indica la sospensione possibile dell’appartenenza di questo sistema complesso alla realtà concreta e fenomenica: esso ha la proprietà della de-materializzazione, ha l’inclinazione a finire. L’asistema a-complesso possiede la proprietà di “morire” ad ogni   ogni sua apparizione (sovratraccia) è associata la probabilità della sua scomparsa (sottotraccia). L’asistema porta implicito nella sua astruttura la probabilità d’un’evidenza concreta (sovratraccia) a patto che in essa sia insita la possibilità di cessare in ogni sua parte, in ogni tratto del tempo (spaziotemporalmente).

Altra proprietà specifica è quella d’essere strettamente correlato all’interazione con l’osservatore. Così lo è anche il sistema complesso. Tuttavia nell’asistema si produce lo stadio limite: non si ha evidenza, se non nell’interazione con l’osservatore. C’è esistenza soltanto nella relazione complessa asistemica: l’osservatore interagendo con esso “muore” e “vive” con esso, e da esso è fatto “vivere” e “morire”.

La reciprocità di vita e di morte è uno dei temi più interessanti di questo particolare ente non-dato.

Qual è allora quell’osservatore che accetta di vivere e morire con l’osservato? Chi è colui che “vedendo” muore (e vive) nell’interfacciare?

Secondo i nostri assunti è l’attività (profonda) del pensare, è il gesto complesso del pensare quell’ente astratto che, interagendo con l’osservato e, da quello stesso messo in-atto, ne recepisce la proprietà dell’essere e del non-essere. Con esso è e non-è. La discontinuità – costituita di microcessazioni – a base dell’attività pensante (amentale) è il mezzo attraverso cui si attua la relazione tra il pensante e il pensato. La fine implicita in ogni gesto pensante è mezzo perché si attui una microrealtà, da cui originare una più ampia realtà – una realtà macroscopica, quella che solitamente è esperita dall’organizzazione generale sensoriale. Essa è assai meno propensa al cedere, al modificare il vincolo che le è proprio d’una continuità, per tema d’un’evetnuale estinzione – timore che appartiene a un’intero sostrato dell’evoluzione biologica, in particolare a quello animale.

L’asistema è quel sostrato che è caratterizzato dalla propria fine-finitudine. Il finire impronta l’intera realtà umana; l’universo ha inscritto nei suoi geni la sua fine. Le-fini creano la possibilità-probabilità a che l’universo possa continuare la sua esistenza apparente e di questa l’osservatore umano abbia esperienza e conoscenza, seppure in modo affatto minore e parziale.

P.F.

 

È concepibile un teatro che con la creazione dia luogo ad una realtà più vera del vero, affettiva e sfavillante, dietro il velo della finzione?

In quel teatro i personaggi-apersone non potrebbero essere pensati come frutti senza scorza, esseri con pelle-pellicola, sensibili, dalla sembianza diafana?

E se così fosse, l’essere loro, sprigionandosi

e trapassando, potrebbe condursi per la scena-mondo come spettro-spettacolo,

col senti-mento di cogliere ed essere colti?

Sabina Villa

 

Prolegomeni a “Evoluzione!”

Le persone che pensano e che parlano: la parola si fa carne

Ciascuno è l’altro. L’altro è ciascuno degli altri. Ciascuno si muove nel corpo e nel cervello dell’altro. Eppure ciascuno è differente in modo assoluto (ab-solutum) dall’altro.

La parola nasce in uno e muore nell’altro. Nel morire nell’altro si fa carne nell’uno.

Ciascuno perde la vita nell’altro e nell’altro rivive, vivendo la sua e la vita dell’altro.

Non c’è relazione sensibile: la via della relazione è il vivere-morire di ognuno in tutti gli altri. Tutti vivono e muoiono in sé, e in ciascuno degli altri.

Ma non c’è simbiosi in questa unità complessa. In ogni a-persona si compie la persona propria e tutte le persone che fanno parte di quell’universo. Per ognuno – tramite l’altra a-persona – è permessa l’esistenza dati i confini dell’universo dell’altro. A ciascuno è concessa la finitezza-compiutezza, mediante l’appropriazione e l’espropriazione di sé negli altri.

Pensare significa dunque: capire in atto di pensiero tramite lo strumento che l’altro  - chiunque esso sia - mette a disposizione perché l’attività (pensante) possa manifestarsi come un alcunché di evidente-incarnato (reificato, ma de-materializzato), in ciascuno e in tutti simultaneamente, nella differenza e nel mancare di-differenza.

P.F.

 

Contra naturam

Come le piante trasformarono in epoche remote l’atmosfera ricca di metano e altri miscugli di gas venefici in aria potenzialmente respirabile, così gli uomini trasmutano la materia ereditata in loro stessi (pulvis es...) dai rivolgimenti tettonici e dalle eruzioni vulcaniche in spiritus, anima, pneuma.

Attività tanto evidente quanto sfuggente.

Il mondo dell’umano è il mondo innaturale. Solo esso è umanamente vivibile. Quello che prima non c’era.

Come l’allora natura ci appare innaturale, così apparirà l’umano all’ultra-umano, nella suo stato post-naturale.

Natura del genere Homo sarà generare sottraendo materia; la natura naturans essendo il gesto di fronte all’ente della natura naturata, l’atto dinanzi al dato.

Uomo come fattore di nulla, attore pneumatico; ovvero fare niente dove è la cosa.

Luciano Eletti

 

Il suicidio del sistema

Il sistema vivente e pensante, per potersi autorganizzare sui diversi livelli che gli competono, ovvero per eventualmente mutare il livello di complessità, procede nel tempo della sua esistenza a continui gesti suicidali (microcessazioni) attraverso cui muore e accetta di morire: il tal modo il pensiero pensa, la realtà non implode.

Il gesto del pensare si apre sull’abisso del suo mancamento.

Il suicidio in-astratto (del sistema) è un atto non violento: è esperienza d’una morte che antecede, una morte che anticipa la vita e la informa circa il suo mancare.

P.F.

 

”… La morte non significa morire. La morte è morta. …“

Carmelo Bene, Gilles Deleuze, Sovrapposizioni

 

Sul linguaggio nella schizofrenia

“… L’ineffabilità dell’alienazione mentale non si piega né si riduce attraverso il filtro della comprensibilità; piuttosto è la parola che viene creata o viene trasformata perché possa trasmettere un senso nuovo, un alcunché altrimenti indescri- vibile: è il tentativo di immettere nella parola l’indicibile. …

La valutazione della mancanza di senso di un linguaggio è

sempre arbitraria, non verificabile e presunta. Non potrebbe esistere un’altra lingua con una propria forma e contenuto sebbene non interpretabile da altri?”

Nicolò Ferrari

 

 

Quale destino per Evoluzione!?

Essere l’oggetto trasformativo primario, e cioè l’oggetto (non costante e mancato) cui il canale mente-corpo di Homo sapiens si volge speranzoso onde ottenere quello spirito evoluzionistico-trasformativo di cui sente lancinante la necessità.

P.F.

 

 

“ … se l’oblio è indispensabile … alla propagazione del pensiero, il punto non è un punto di riferimento della proprietà geometrica se non nella misura in cui è una mancanza, un’assenza di dimensione, necessaria alla rivelazione delle apparenze fisiche … “.

Paul Virilio, Lo spazio critico

 

 

Dopo aver osservato il mutamento della città contemporanea dal punto di vista delle trasformazioni che avvengono nellarelazione tra lo spazio e la società, e dopo aver considerato l’attuale instabilità del sistema-città e la sua progressiva perdita di identità, ci domandiamo ora quale possa essere la nuova condizione dell’abitare.

Come costruire luoghi predisposti alla trasformazione, inclini a cogliere, includere, interagire con la differenza?

Siamo pronti a rinunciare ai luoghi di fissità e alla sicurezza che sembrano garantire?

Come potrà evolversi una società che rinunci ad affermare e a preservare l’identità di sé?

Alessandro Ferrari, Nausicaa Pezzoni, Simona Riboni

Gruppo architettura e società

 

 

“L’identità umana … Guardare qualcuno che ti guarda, far incrociare quelle due non-cose che sono gli sguardi, significa già riconoscersi. In questo rispecchiamento il soggetto è assente … “.
Ugo Volli, Figure del desiderio

 

«Dal punto di vista concettuale la nostra attenzione si è rivolta in particolare alla cosità della realtà. Al rapporto che esiste tra l’uomo e le cose del mondo. Alla relazione tra l’uomo e ciò che ingombra il suo esistere. Per questo abbiamo deciso di chiamare questo teatro “Teatro Di Astrazione e Dissipazione: Oggetto-mancato” perché la scena e l’azione attorale andranno a creare uno spazio-altro tra l’oggetto mondo e il suo estinguersi».

Corrado Accordino

 

Il dolore del tempo

Avendo ella perso continuamente tempo un po’ per un’inerzia non consapevole – che qualche volta avrebbe anche potutoessere scambiata per noncuranza o colpevole apatia -, un po’ per quell’angoscia che, per come è fatta la vita, s’incorpora negli uomini, il tempo tanto se la prese che non le fece più caso: lasciò perdere, forse senza volerlo, il momento della sua morte, quando invece occorre una cura particolare per quel sensibilissimo trapasso.

P.F.

 

 

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Il Centro Studi Assenza è un’associazione scientifico-culturale no profit, fondata al fine di sostenere lo sviluppo della ricerca circa l’asistema in-Assenza, di proporre nuovi paradigmi derivanti dallo stretto intrecciarsi dell’asistema in-Assenza con il sistema realtà in evoluzione. E in accordo con tale modalità promuovere quelle attività che più siano congeniali al passaggio da una condizione sistemica all’altra, in una situazione storica com’è l’attuale improntata da una complessa e rapida mutazione.

 

Paolo Ferrari Scienziato, umanista, artista e musicista, laureato in medicina e analista in-assenza, studioso delle attività nervose superiori, in particolare dell’asistema in-assenza, da lui per primo indagato. Ha pubblicato lavori teorici e sperimentali sui processi di Inibizione (estinzione) dell’apprendimento condizionato, il romanzo Paolo e il suo compagno senza morte. Negli anni ’90 il poema Europa o l’Assenza, i Saggi sull’Assenza e Le lezioni dell’Assenza. Allestisce in qualità di artista-scienziato in una fabbrica ad alta tecnologia un Raddoppio artistico scientifico e progetta il livello artistico architettonico di Altro-Luogo (2001). E’ autore di teatro con Astratta Commedia e con Nel-cuore di Astratta Commedia entrambe andate in scena a Milano. Ha pubblicato il saggio-testimonianza In-morte Assente (O barra O edizioni, Milano 2002). È fondatore e presidente dell’associazione Centro Studi Assenza.

 

Susanna Verri Laureata in Medicina e specializzata in Psichiatra a Milano. Svolge attività clinica come psicoterapeuta e analista in-assenza. Collabora dal 1972 con il Dott. Paolo Ferrari, occupandosi della ricerca che concerne il dominio in-Assenza e la formulazione di un nuovo paradigma di sanità e di cura. Ha pubblicato il saggio L’asistema in-assenza e la cura (O barra O edizioni, Milano 2002). È membro fondatore dell’associazione Centro Studi Assenza.

 

Luciano Eletti Dottore in filosofia presso l’Università degli Studi di Milano. Ha curato il primo volume delle Opere banfiane, pubblicato la monografia Il problema della persona in Antonio Banfi (Firenze, 1985) e il saggio Lo sguardo oscillante. Oltre l’occhio fotografico (O barra O edizioni, Milano 2002). Fa parte del Comitato scientifico dell’associazione Centro Studi Assenza, del Comitato editoriale di O barra O edizioni ed è consigliere delegato e socio dell’azienda grafica Elegraf.

 

Nicolò Ferrari Laureatosi in medicina nel 1997 a Milano, si è specializzato in Psichiatra a Pavia nel 2003. Dal 1991 è componente dell’équipe del Centro Studi Assenza. Partecipa all’attività di ricerca intorno all’Asistema in-assenza e concorre alla creazione di progetti e alla realizzazione di iniziative culturali-scientifiche del Centro Studi Assenza.

 

Corrado Accordino Diplomato all’Accademia dei Filodrammatici di Milano nel 1994. Nel 1989 esordisce come attore e autore nella Compagnia Teatrale Antimenti. Nel 1994 insieme ad altri attori e registi fonda la Compagnia Teatrale La Colonia Penale. Dal 1996 collabora come attore e regista con la Compagnia Teatri Possibili di Milano, la Compagnia La Danza Immobile e il Teatro dei Filodrammatici di Milano. È direttore artistico del Teatro Villoresi di Monza. È regista e interprete di Astratta Commedia e regista di Nel-cuore di Astratta Commedia. Sta lavorando al progetto Evoluzione per il Teatro di Paolo Ferrari.

 

Alessandro Conte Diplomato all’Accademia dei Filodrammatici di Milano nel 1994. All’attività di interprete, produttore e regista di alcuni spettacoli teatrali, affianca uno specifico interesse per l’educazione dei giovani al Teatro. Dal 2001 collabora con il Centro Studi Assenza per il quale ha interpretato Astratta Commedia e Nel-cuore di Astratta Commedia. Partecipa al progetto Evoluzione per il Teatro di Paolo Ferrari.

 

Sabina Villa Diplomata in recitazione all’Accademia dei Filodrammatici di Milano nel1993.Fonda la Compagnia teatrale La Colonia Penale, con cui interpreta e dirige testi di drammaturgia contemporanea. Lavora con compagnie di giro sulla commedia e la farsa classica. Dal 2000 collabora con il Teatro dei Filodrammatici e con il Teatro della Tosse di Genova come regista. Insegna recitazione per ogni età e livello di preparazione teatrale, anche in lingua francese. E’ interprete di Astratta Commedia, di Nel-cuore di Astratta Commedia. Nel 2003 mette in scena la novella La creazione del nulla. Sta lavorando al progetto Evoluzione per il Teatro di Paolo Ferrari.

 

 

 

Calendario e quote

Il I Seminario si terrà

Giovedì 20 novembre 2003 alle ore 18,30 precise nell’aula-teatro del Centro Studi Assenza, via Stromboli 18, Milano.

 

I successivi seminari si svolgeranno secondo il seguente calendario:

 

II         Seminario         18        dicembre 2003 ore 18,30

III        Seminario         15        gennaio 2004   ore 18,30

IV        Seminario         12        febbraio ’04     ore 18,30

V         Seminario         18        marzo ’04        ore 18,30

VI        Seminario         22        aprile ’04         ore 18,30

VII       Seminario         20        maggio’04        ore 18,30

VIII     Seminario         17        giugno ’04        ore 18,30

 

La partecipazione a un Seminario è libera. Sono previste due quote differenziate di iscrizione al corso, l’una intera di 220,00 Euro, l’altra ridotta di 100,00 Euro.

L’associazione Centro Studi Assenza mette a disposizione 5 iscrizioni gratuite a chi ne faccia motivata richiesta.

Rivolgersi alla Dott. Susanna Verri o alla Dott. Anna Lafranconi per ulteriori informazioni.

 

Centro studi assenza

20144 Milano  Via Stromboli 18

tel. 02 4699490 – 4699504  fax 02 4699535

www.in-absence.org  e-mail centro@in-absence.org