E’ possibile un assoluto mancare e da questo derivare un teatro
nel quale sia posta la condizione di sperimentare un’Apocalisse
senza fine, senza tuttavia che questa sia rappresentata bensì
esperita nei gesti pensanti e affettivi della condizione teatrale? E
una fine definitiva sia posta in essere, così che il cervello-corpo-mente-spirito
umano realizzi la sua non-cosità: libero di svelare un altro
senso oltre o sotto il limite della cosa cui esso finora è stato
sottomesso, essendone pure il generatore?
(P. Ferrari, Teatro dell’Oggetto-Mancato/Evoluzione!, 2004)
Il Teatro dell’O.M., in ogni sua manifestazione,
ripropone l’interrogativo che è suo stesso oscillante fondamento:
è possibile per l’umano fare a meno d’un mondo da
lui stesso costruito e nel quale esso vive la tragedia del suo essere
obbligato ad esistere quale manifestazione?
(P. Ferrari, Teatro dell’Oggetto-Mancato/Evoluzione!, 2004)