Del perdersi della lingua in-teatro
Nel perdersi, nel non neutralizzarsi, ma neppure passando ad altro -
che non sia sicuramente l'altro - la lingua impersona la sua mancanza
e s'apre così al suo finire. Con ciò essa concepisce quel
gesto che apre al teatro e alla sua condensazione: è materia
dei corpi che, recitando e sfinendo, tendono a dematerializzarsi di
quella vita stessa che, pur appartenendo ad essi - nell'espropriarsi
di se medesima e nell'espropriare i corpi per mezzo del gesto pensante
che nel teatro si compie - li realizza finalmente avendoli distolti
dalla paternità che è fissata entro il corpo concreto
della cosa.
(P. F. )