SCHEDA DI PRESENTAZIONE

Astratta Commedia

di Paolo Ferrari

Regia di Corrado Accordino

Uno spettacolo importante e senza precedenti che si porrà all'attenzione del pubblico e della critica per il suo significativo impatto innovativo. Tutto è nuovo in quest'opera, dai contenuti che si esplicitano (l'evoluzione dell'uomo) all'identità dei personaggi (esseri in continua trasformazione), dal luogo in cui la scena si sviluppa (un enorme cervello) alle composizioni musicali create appositamente per l'opera.

Paolo Ferrari ha saputo rappresentare con magistrale intuito l'uomo nella sua totalità, il suo delirio, le sue paure, le sue ossessioni, ma anche la sua ironia, la leggerezza, l'abbandono, la sua preziosa capacità di felicità, partendo da riflessioni scientifiche che sono diventate a poco a poco arte ed essenza stessa della vita.

Con l'Astratta Commedia si vuole anche sperimentare un nuovo metodo della comunicazione sulla base d'assiomi d'una scienza differente - della a-complessità in-Assenza - come lo chiama l'Autore: sui Margini del caos e oltre quelli. Allo scopo sono stati fatti convergere differenti linguaggi - del teatro, dell'arte, della scienza teorica e sperimentale, della filosofia, della psicologia e della cura, della poesia e della musica -, cui una singolare costruzione teatrale a stratificazione multipla dà voce fino ad addentrarsi nel cuore del vincolo di vita-morte e della sua trasmutazione che da subito è permessa proprio grazie al luogo particolare che il teatro, per sua vocazione storica e antropologica, possiede. A un tale cambiamento, profondamente umano e allo stesso tempo in un altrove ricco di mistero lo spettatore è invitato, ora dolcemente ora fortemente, a partecipare in prima persona avendo aperto gli affetti e la ragione a ben ulteriori orizzonti in un modo che riconosce a poco a poco come proprio e affatto naturale.

Per riuscire in questo, lo stesso lavoro sugli attori si differenzia profondamente dalle tradizionali leggi del teatro. L'attore, e insieme a lui lo spettatore, dovrà muoversi in un ambiente fin'ora sconosciuto, navigando in una narrazione esplosiva, ricca di colpi di scena e di improvvise prospettive. E' l'esplorazione di un luogo mentale e fisico insieme, terrificante come l'umana bellezza. Il ritmo dell'azione è incalzante, e la vicenda passa agevolmente dalla tragedia alla commedia, mostrando aspetti cruenti e dolorosi, ma anche esilaranti e commoventi, in una tensione continua e vitale che permea tutta l'opera.

I personaggi non sono identità rigide, ma spiriti concreti e astratti, non indossano la maschera della prevedibilità, ma riflettono vita e morte insieme. La struttura dell'opera è mutevole, subisce continue trasformazioni ed è il personaggio stesso a nascere e prendere vita nell'attore, indossando il suo corpo e la sua voce, servendosi delle sue emozioni, della sua mente, delle sue idee, per trasformarlo in altro da sé, in uno spazio assente.

Non uno spettacolo onirico quindi, non immaginari surreali che tendono a deformare ed equivocare la realtà, ma piuttosto una rappresentazione spietata, la caduta dell'uomo verso la conquista della realtà.

Le collaborazioni per la messa in scena di questo spettacolo sono moltissime. A partire dai collaboratori del Centro Studi Assenza di cui è fondatore Paolo Ferrari, all'Accademia di Belle Arti di Brera per la realizzazione delle scene, dagli ingegneri del suono ai tecnici specializzati per l'uso di strumentazione elettronica, dai costumisti ai musicisti, e, naturalmente, i nove attori protagonisti del viaggio.