THE MUSIC OF ABSENCE BY PAOLO FERRARI

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Articolo tratto dalla rivista musicale Lorien; pag.I-IV, Maggio 1994 

 

LA MUSICA DELL'ASSENZA  

" ... il mio orecchio si pone immediatamente in un piano di ascolto vuoto. Tutto il resto è eliminato, ma non solo: io non sento neanche il mio suono. In me avviene un processo di eliminazione di ogni elemento sensoriale per la comprensione su un altro livello più complesso che è vuoto ... totalmente vuoto, è il nulla vuoto, il nulla dell'Assenza.
Ricordo che circa quattro anni fa andai a sentire Radu Lupu al Conservatorio. Suonò talmente bene che vidi soltanto una striscia luminosa completamente vuota, e cioè: sentii il silenzio totale, il silenzio dell'Assenza".

E' un piovoso pomeriggio d'aprile quando ci rechiamo al Centro Studi dove, da anni, Paolo Ferrari dirige le ricerche tese a sondare un nuovo livello di pensiero: l'Assenza. Alcune tele dipinte dallo stesso Ferrari ci danno il benvenuto. Salita una lunga scala ci troviamo in un ampio spazio, rarefatto, dove i pochi oggetti presenti creano un'atmosfera carica di significato.
Un timpano, alcune antiche sculture, i quadri dell'Assenza ed un vago, quasi impercettibile, richiamo orientale sono i primi accenni a quella complessa relazione sulla quale i ricercatori del Centro Studi stanno lavorando. Alcune note della musica dell'Assenza ci avvolgono nascendo da un punto della sfuggente struttura architettonica che non riusciamo ad identificare. Pochi minuti dopo facciamo la conoscenza di Paolo Ferrari. Ora siamo in una sala attigua dove un pianoforte, un sintetizzatore ed altre apparecchiature elettroniche sono gli elementi dominanti di questo spazio adibito a sorta di piccolo auditorium, ed è qui che si svolge la nostra intervista.

Dottor Ferrari, in due parole, che cos'è l'Assenza?

"L'Assenza è un'attività nuova del pensiero. Un'attività, una passività ... O meglio, l'Assenza è una condizione nuova dell'attività del pensare, un nuovo livello di questo, un livello di maggior complessità rispetto all'attività normale.
Anche in psicoterapia - sono medico psicoterapeuta - uso in siffatto livello per l'indagine psicologica.
Tale attività o livello più complessi sono da me usati anche nella composizione e nell'interpretazione della musica. Potrei aggiungere che nell'insieme delle attività di pensiero di cui mi occupo la musica ha assunto negli anni un posto molto importante".

Quindi la musica dell'Assenza ha anche un fine terapeutico oltre a quello artistico?

"No, direi proprio di no. Questa musica non è utilizzata a fini clinici: è la musica più astratta che esista ed è anche per questo che è chiamata dell'Assenza.
Non è riconducibile ad altra musica; non la si può ridurre ad alcuna melodia, non ha legami con il passato, anche se di quel passato è contenitrice e luogo di ulteriore astrazione ed elaborazione.
E' come se appartenesse a un campo completamente diverso, mai finora concepito".

Questa componente "astratta" della sua musica comporterà quindi delle difficoltà tecniche ...
"Come per tutte le cose di cui mi servo per produrre il tema dell'Assenza, dalla lezione teoretica al poema in versi, dal disegno alla composizione musicale, esiste l'impossibilità della loro riduzione nei termini della memoria nota. E' come se relativamente al campo della musica di cui ci stiamo occupando, potessi costruire in modo immediato relazioni tra le note, - che chiamo 'antinote' -, continuamente cangianti, pur possedendo una struttura, un ordine in cui riconoscersi. Ma la complessità di relazione, diciamo numerica, tanto per semplificare, è così grande che la condizione mnemonica ordinaria mostra grosse difficoltà nell'apprendere e nel contenere quell'ordine complesso. E' un campo totalmente vuoto - un nulla, una differenza -, nel quale le osservazioni mentali relative all'immaginario, al sentimentale, all'emozionale di vecchia specie sono tagliate fuori.
Sono, cioè, rese assenti e sostituite da un altro tipo di relazione più affettiva e maggiormente interiore, più astratta e, nello stesso tempo, con maggiore capacità di comunicazione e qualità d'informazione: s'attuano un nuovo livello e un nuovo genere di legame che io chiamo 'legame d'Assenza, o di nulla', non ancora evidenti nell'attuale stadio della specie 'homo sapiens s.".

Come nascono queste composizioni, o meglio, come nasce la musica dell'Assenza?

"Dire, tout-court, come nasca questa musica, quale origine, quale disposizione e struttura in essa siano contemplate è davvero un problema. Dal punto di vista formale, cioè da quanto siamo abituati ad osservare nella composizione della musica, potrebbe dirsi un'improvvisazione, in quanto subito si attua, prende forma, anzi ha già in anticipo la sua forma senza errore.
Ma così sarebbe troppo semplicistico. Potrei dire che appena mi metto alla tastiera la composizione già è, esiste ed è intera.
E come se in un solo istante io, simultaneamente a me stesso - l'io evidente insieme con l'altro me del nuovo livello dell'Assenza - in codesto rapporto possedessi l'insieme dei legami sonori per Assenza - le cosiddette 'antinote' -, non escluso il rapporto con chi, presente o assente, con queste si ponga in ascolto".

Continuando a parlare, Ferrari si avvicina al pianoforte.

"Ad esempio, se suono un accordo, oppure semplicemente una nota - suona un Mi sulla tastiera - riusciamo a comprenderlo - udirlo ed elaborarlo - perché ne recepiamo il timbro, l'altezza ... al nostro orecchio arriva una precisa onda sonora, una vibrazione. Ciò che succede, invece, al mio orecchio assente, al mio ascolto è totalmente differente, è d'altra specie.
In me non si formano, né si elaborano la struttura timbrica o l'altezza del suono ... succede, invece, che s'attui un piano diverso, non ancora noto, ma che s'incomincia a intravvedere se l'ascolto è buono, un ascolto vuoto, assente, fatto di nulla. Allora tutti gli apparati sensoriali e percettivi tendono a tacere, perché si dispongono a mutare rispetto alla loro condizione consueta, che è in eccesso concreta, anziché essere vuota e astratta".

Nelle sue incisioni (Paolo Ferrari ha pubblicato tre raccolte di brani dell'Assenza) viene data particolare importanza alla tecnica del "raddoppio". In ultima battuta, quali sono gli elementi caratteristici di questo tipo di composizione?

"Una proprietà a fondamento dell'Assenza e delle attività ad essa conseguenti - in particolar modo, la musica - è la simultaneità, come già ho accennato.
E' come se in un sol attimo - vuoto - in un 'nulla', se così posso chiamarlo, presente passato e futuro in me coincidessero vuoti e, così, avessi le indicazioni atte a comporre relazioni fra eventi sonori che disporrò, in seguito, nella dimensione del tempo e dello spazio.
Il 'raddoppio', come ho chiamato un certo genere di composizione musicale, è l'estrinsecazione più palese della facoltà della simultaneità di tale musica e del mio rapporto con quella.
Significa che se mi pongo in relazione con la musica d'un autore qualsiasi - in genere classico, ma potrebbe trattarsi anche di musica d'altro tipo - e con essa voglio lavorare, nel senso di produrre un ulteriore livello musicale e se chiamo il livello della musica dell'autore diverso da me 01, e 02 il livello sul quale ascolto e compongo la musica dell'Assenza, otterrò il
raddoppio del livello della musica 01, cioè si preparerà un campo musicale nuovo - assente, più vuoto, più aperto - , nel quale la musica di 01 è invitata ad entrare e a relazionarsi nel modo maggiormente complesso sia con 02, sia con il mondo profondo di chi ascolta.
Si sarà prodotta una nuova composizione musicale ampia che nasce nella simultaneità del mio ascolto d'una realtà musicale fatta di 01 e 02 senza che i due livelli siano, per lo più, distinguibili; e tutto ciò senza alcuna preparazione o ascolto precedente!"

Ma allora la musica dell'Assenza potrebbe risolversi in un solo accordo, in uno o due soli eventi sonori?

"Sì e no. Sì, da un punto di vista prettamente teorico; da questo punto di vista si può dire che sarebbe sufficiente anche soltanto il suono d'una nota ben eseguito; nella modalità dell'Assenza. Alla scomparsa del suono se è buono il rapporto tra suono ed esecutore, per cui s'attua il livello zero, corrispondono tutti i suoni e le combinazioni di suoni capaci di sparire, di farsi silenziosi come si deve.
Ma ciò sarebbe troppo vuoto, un luogo dell'impossibile per la condizione psicologica degli uomini e dell'ascolto in particolare, per come la specie è attualmente. Allora è meglio sviluppare questa nuova relazione tra suoni nel tempo, in una struttura complessa, che abbia un inizio, o più inizi, alcuni punti di mezzo e una fine - alcune fini - anche se per la caratteristica di tali composizioni lo sviluppo nel tempo non avrebbe alcun significato. All'ascolto profondo il suono o la relazione tra suoni produce un silenzio, quel silenzio particolare che è l'Assenza, l'alterità assoluta.
Ma, come dicevo, poiché tale luogo non è ancora possibile, allora è meglio far sì che si possano ascoltare i passaggi della composizione, anche se essa apparirà comunque nel suo campo profondo ferma, d'una fermezza altra, assente.
Si potrebbe fare l'analogia con il canto gregoriano, che è fermo, che è sufficientemente silenzioso.
Ma tale canto all'ascolto assente non è sufficientemente vuoto: esso è fisso, d'una fissità troppo evidente. Non è in grado di cambiare nelle relazioni profonde, di tramutarsi in continuazione così come avviene nella musica dell'Assenza.
L'uso del tempo e del ritmo come si può ascoltare nella mia musica è del tutto particolare, perché anch'esso è vuoto, è d'altra specie - è libero, senza essere né caotico né casuale -, è diverso compiutamente dal flusso temporale cui siamo da sempre abituati".

Allora, in definitiva, come può e deve ascoltarsi la musica dell'Assenza? .... Com'è possibile porsi sul nuovo livello di cui parla, visto che, come Lei dice, lo stadio evolutivo della specie non l'ha ancora raggiunto?

"Cercherò di rispondere in breve a un problema di abissale complessità e vastità.
E' vero in effetti che il livello di ascolto e di fruizione della nuova musica e della formazione della nuova idea in musica implicano una contraddizione o un paradosso non facilmente risolvibili. Se, in effetti, il livello di cui parlo non è quello usufruibile dalla specie attuale, com'è possibile ascoltare tale livello in musica, quel silenzio assente della musica nuova? ... Non è possibile che questo silenzio sia attualmente udito, ma la musica che compongo ugualmente si pone entro quel silenzio, entro quell'assenza, quel nulla 'positivo'. E di questi parla e con questi direttamente s'esprime ... Chi ascolta, se si dispone a una condizione attiva di silenzio, di cura e di attenzione profonda verso questa musica, in lui avrà presa, nei suoi stadi profondi, presenti, passati e futuri una nuova proprietà dell'esistere, dell'essere nel mondo non più condizionati da un rapporto in eccesso concreto ed evidente; s'attua una nuova modalità delle relazioni con un grado di maggiore e più alta qualità affettiva libera da legami di fusione, capace d'un distacco sobrio e dolce - talvolta appassionato - nella conoscenza dell'Altro".

 

Questi, dunque, i cardini della nuova musica dell'Assenza. Naturalmente i brevi cenni da noi riportati sono insufficienti per analizzare, almeno dal punto di vista teorico, quella complessa struttura dalla quale questa musica deriva. Non di meno riteniamo che per "capire" la musica esista una sola strada praticabile, ossia, quella dell'ascolto. Da qui il limite della parola scritta.

Coscienti quindi dell'inevitabile insufficienza del testo, vogliamo comunque pubblicare un breve racconto tratto dalla raccolta "I racconti dell'Assenza", di Paolo Ferrari.

 

LA SONORITA' DEL NULLA

Poiché del nulla aveva parlato tutta la vita - d'un nulla assai particolare, per il quale l'attività umana potrebbe prendere nuova spinta, sollevarsi a più intensa e ricca ideazione - si spense senza alcun rimpianto accomodandosi entro una cavità profondissima, uno spazio formato a mo' di scodella venuta dal basso, come dal centro della terra, nella quale avrebbe potuto finalmente attardarsi ad ascoltare, con grande voluttà e per tutta l'estensione gli intervalli infiniti dei suoni che fuoriescono dal nulla, ora che l'universo, mondato di vita e di morte e di ogni altra sua cosa in eccesso concreta e voluminosa, ha la libertà e il piacere di dare, avendo acquistato a proprio fondamento la facoltà del più alto e sensibile discernimento.